I dazi Usa all’Ue per 7,5 miliardi di dollari rappresentano un duro colpo per il Made in Italy, sia da un punto di vista economico, visto che l’agroalimentare è un settore particolarmente sensibile agli scambi commerciali, sia da un punto di vista politico, considerato che Cia guarda a un mondo aperto al libero scambio e non bloccato da barriere protezionistiche, per sviluppare le opportunità di creare ricchezza attraverso l’export. In particolare su quei mercati, come gli Stati Uniti, dove l’Italia può giocare un ruolo di esportatore netto. Così il presidente nazionale degli Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commenta la decisione del Wto, che ha dato agli Usa il via libera a imporre dazi contro l’Unione europea, accusata di aver fornito aiuti illegali ad Airbus.
IL DOCUMENTO CIA Italia-USA scambi commerciali agroalimentari e dazi-1
L’imposizione reciproca di contromisure, Usa verso Ue e viceversa, non farebbe che infliggere danni alle imprese e ai cittadini e mettere a rischio un mercato florido per le nostre aziende -spiega Scanavino-. Evidentemente, se tra Stati Uniti ed Europa non si fosse interrotto il processo negoziale del TTIP all’interno di una cornice commerciale bilaterale nel rispetto del principio di reciprocità delle regole commerciali, tutto questo non sarebbe successo.
Gli Stati Uniti -ricorda Cia- rappresentano il terzo mercato di sbocco dell’export agroalimentare tricolori. Solo nell’ultimo anno, tra prodotti agricoli, cibi e bevande, l’Italia ha spedito 4,2 miliardi di euro sul mercato statunitense. Ogni 10 prodotti agroalimentari Made in Italy venduti nel mondo, uno finisce sulle tavole a stelle e strisce. Per le vendite estere di vino, gli Usa sono il primo mercato di sbocco con oltre 1,4 miliardi di euro e un peso sulle esportazioni totali oltreoceano del 35%.
Ora bisogna lavorare per trovare con gli Usa una soluzione equa ed equilibrata ed evitare una guerra commerciale pericolosissima -conclude il presidente Cia-. Pertanto, chiediamo al governo e al premier Giuseppe Conte di continuare sulla strada della diplomazia, cogliendo l’occasione della riunione dei capi di Stato della Ue, prevista per metà ottobre, per ridiscutere la questione dazi.