La non corretta gestione delle fasi di pulizia dell’irroratrice, sia interna che esterna, è considerata uno degli elementi più importanti della potenziale contaminazione da prodotti fitosanitari da fonti puntiformi ed è davvero necessario trovare e diffondere metodi per evitare o mitigare questo rischio. E’ quanto emerso nel corso di un workshop che si è svolto a Soprabolzano (Bz) organizzato dall’Associazione inglese dei Biologi Applicati in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e a cui hanno preso parte Ricercatori, enti di formazione, costruttori di macchine ed aziende specializzate provenienti da tutta Europa. Obiettivo del wprkshop era quello di favorire lo scambio di esperienze e la discussione fra diversi soggetti interessati, al fine di produrre possibili progressi su questo tema, attraverso la dimostrazione e la diffusione delle soluzioni attualmente disponibili per evitare o mitigare il rischio di contaminazione puntiforme. Considerate le peculiarità dei territoriali e dell’agricoltura del Trentino e dell’Alto Adige, dove ad aree in cui la coltivazione è più intensiva ad elevata densità di irroratrici in uso (vite e melo) si associano zone con ordinamento produttivo più estensivo (cerealicolo e zootecnico) ed una presenza di irroratrici più sporadica, le esperienze maturate e quelle in corso a livello europeo possono rappresentare un utile riferimento anche per affrontare la problematica a livello locale, anche in vista delle disposizioni che verranno introdotte dal nuovo piano d’azione nazionale sull’uso dei prodotti fitosanitari.
La non corretta pulizia dell’irroratrice tra le cause di contaminazione da prodotti fitosanitari
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