Agricoltori e apicoltori devono parlarsi e venirsi incontro per superare le reciproche diffidenze e collaborare nel rendere correttamente complementari le loro attività. È l’indicazione operativa emersa ad Agrilevante dal talk “Le api sono in pericolo? …parliamone con gli esperti” organizzato dall’Associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra) nell’ambito di una serie di incontri su cibo, agricoltura e ambiente da essa tenuti nei quattro giorni di Agrilevante. Un incontro vivacizzato dal dialogo-dibattito fra Maria Donnaloia, agronomo, apicoltrice e tecnico dell’Associazione regionale apicoltori pugliesi (Arap), e Vittorio Filì, presidente dell’Arptra.
«In Puglia operano 650 apicoltori che gestiscono circa 17mila alveari censiti ufficialmente nell’Anagrafe apistica – ha introdotto Donnaloia –. Per il 70% sono hobbisti, hanno meno di 10 alveari e producono miele per autoconsumo ed eventualmente pochi altri, o produttori di piccole dimensioni, con non più di 30 alveari, mentre per il 30% sono apicoltori con più di 30 alveari. L’apicoltura, anche in Puglia, viene minacciata non solo da parassiti e patogeni, ma anche da un utilizzo a volte improprio dei prodotti fitosanitari».
In primo luogo l’impiego dei diserbanti causa una forte perdita di biodiversità floristica, inoltre il ricorso a insetticidi neonicotinoidi come imidacloprid, thiamethoxam e altri in presenza di alveari posizionati nei ciliegeti o negli agrumeti o altrove crea seri rischi di avvelenamento. «Le api venute a contatto con tali insetticidi accusano disturbi come la perdita di memoria, il cambiamento delle abitudini, l’incapacità di tornare nell’alveare, lo spopolamento delle famiglie, la perdita del microbiota, cioè dell’insieme di microrganismi ⎼ batteri, funghi, archeobatteri e protozoi ⎼ e dei virus che vivono e colonizzano l’alveare, con effetti devastanti sulle api, che diventano più suscettibili alle malattie e non riescono a superare i problemi di salute. L’indebolimento causato dall’avvelenamento viene peggiorato, in caso di siccità prolungata, da carenze nutrizionali, con morie anche notevoli di api».
Le api sono indispensabili per l’impollinazione delle colture arboree, per cui sono preziose per gli agricoltori, ha argomentato Filì. «A volte purtroppo le associazioni ambientaliste sparano nel mucchio degli agricoltori accusandoli ingiustamente. Ritengo che sia necessario parlarsi fra apicoltori, agricoltori e tecnici per aiutarsi gli uni con gli altri, ad esempio creando una rete per la segnalazione degli spostamenti degli alveari. Anche gli agricoltori hanno a cuore la sorte delle api, per esse preziosissime, e l’Arptra se ne fa interprete. La nostra attenzione verso l’ambiente è testimoniata dall’incontro che ha preceduto questo sulle api, su “Accordo collettivo: innovazione, buone prassi in agricoltura biologica, integrale e di qualità” con la partecipazione di Nino Paparella, presidente del Consorzio Italiano per il Biologico».