Amministratore dell’Arsia Toscana, dal 1995 al 2010; imprenditrice agricola nel Valdarno, dal luglio di quest’anno eletta presidente nazionale di Federbio. Con Maria Grazia Mammuccini (scarica la versione pdf di Dimensione Agricoltura) abbiamo fatto il punto sull’agricoltura biologica in Italia ed in Toscana, dalla produzione ai consumi, agli sviluppi della Pac e le novità del Pan.
Presidente Mammuccini, neo presidente di FederBio. Quali sono le responsabilità e i programmi di questo nuovo prestigioso incarico?
Siamo in una fase cruciale per il bio e le responsabilità non sono di poco conto. Il settore cresce ormai da anni e sta diventando uno dei riferimenti fondamentali per l’agricoltura del futuro in grado di conciliare sostenibilità economica, sociale e ambientale, un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e una concreta opportunità di sviluppo e occupazione per i territori rurali.
Ed è proprio in questa fase, determinante per il futuro, che occorre fare il punto sulle strategie da adottare e sugli strumenti da mettere in campo per riuscire a cogliere le opportunità che abbiamo di fronte in più direzioni, sia per la diffusione di filiere corte a livello locale, che per l’affermazione dei distretti bio e per lo sviluppo di filiere di Made in Italy Bio. Per questi obiettivi la priorità è senza dubbio dare più forza ai produttori agricoli per far crescere la produzione nazionale; è questa la prima condizione per difendere il “vero biologico” italiano.
Ma in questa fase di grandi cambiamenti anche la Federazione deve adeguarsi. Occorre partire dall’importante lavoro fatto fino ad oggi per innovare, puntando a rafforzare soprattutto la sezione soci produttori, recuperando relazioni positive con le altre associazioni del settore, raccogliendo e integrando le nuove esperienze per costruire “la Casa Comune del biologico italiano” con una governance di donne e uomini capaci di misurarsi con i tanti aspetti che il biologico deve affrontare, quello ambientale, climatico, della salute oltre a quello economico e sociale.
Qual è lo stato di salute del biologico oggi in Italia?
L’Italia rientra tra i dieci maggiori paesi produttori di cibo biologico a livello mondiale, in Europa con i suoi 79mila operatori biologici si colloca al primo posto per numero di occupati nel settore e con gli attuali 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% delle superficie agricola del nostro Paese, al secondo posto dietro alla Spagna per superficie agricola destinata alle produzioni biologiche.
Dal 2010 gli ettari di superficie biologica coltivata nel nostro paese sono aumentati di oltre il 75%, e il numero degli operatori del settore di oltre il 65%. I consumi crescono da 5 anni senza soluzione di continuità (+102 % dal 2013 a oggi) e i dati confermano anche una crescita notevole nell’export dei prodotti biologici: 2.266 milioni di euro il valore dell’export di prodotti bio nel 2018 con una crescita del 10% rispetto al 2017 e un incremento nel periodo 2008-2018 del 597%. Il nostro Paese è un riferimento a livello internazionale per la qualità del cibo, la valorizzazione della biodiversità e delle varietà locali che rappresentano ambiente paesaggio e cultura dei territori rurali e il biologico è il metodo di produzione più coerente per dare valore al territorio e all’origine locale del cibo.
Quello che dobbiamo assolutamente evitare è il rischio che si riproponga, anche per il bio, una rincorsa al ribasso dei prezzi come è avvenuto nel convenzionale, con ricadute che hanno gravato sul reddito degli agricoltori e sui cittadini in termini di qualità del cibo. Quello che dobbiamo riuscire ad affermare è il principio del ‘giusto prezzo’ dei prodotti agricoli e diventare un riferimento utile anche per il resto dell’agricoltura.
Ed in Toscana?
La Toscana rappresenta una delle principali regioni per la produzione di biologico. I dati SINAB presentati recentemente al SANA lo confermano ancora una volta. La percentuale di aziende agricole Bio sul totale delle aziende è il 10% rispetto alla media nazionale che è del 6,1%; la percentuale di superficie bio sul totale della superficie agricola è il 20,9% rispetto al 15,5% della media nazionale. Anche nel campo della viticoltura Bio, che si sta affermando sempre di più, la Toscana con i suoi 14.000 ettari rappresenta una delle Regioni più avanzate. Ma oltre a questo c’è la presenza di aziende leader del settore e la notevole diffusione in molti territori dei distretti biologici. Tutto ciò è sicuramente il frutto di una vocazione della Toscana verso sistemi di produzione agricola e alimentare sostenibili, legati alle diversità territoriali ma anche il frutto di scelte politiche che nel tempo hanno investito sulle produzioni bio e anche la recente approvazione della legge regionale sui distretti biologici ne è la conferma.
Legge sull’agricoltura biologica: il suo giudizio in attesa dell’approvazione?
È sicuramente una legge importante per il settore, che stiamo aspettando da tempo. In questa fase di crescita del biologico occorre avere gli strumenti necessari per strutturare in maniera adeguata il sistema d’imprese e per garantire il rispetto dei valori fondanti del vero biologico. Nella legge in discussione al Senato ci sono contenuti importanti relativi alla ricerca, all’innovazione e alla formazione che sono strumenti strategici per il futuro, l’articolo sui distretti bio che si stanno diffondendo in tutto il Paese e l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’integrazione tra produttori e operatori della filiera biologica, a partire dal riconoscimento dell’interprofessione. Importante anche l’introduzione del marchio ‘biologico italiano’ che può rappresentare un’opportunità nell’ottica di dare più forza ai produttori agricoli. Consideriamo inoltre strategico che l’agricoltura biologica sia riconosciuta come attività economica di interesse nazionale con funzione ambientale ed economico-sociale. Per questo abbiamo accolto positivamente le dichiarazioni del Ministro Bellanova in occasione del SANA che puntano ad accelerare i tempi di approvazione della legge.
Verso la nuova programmazione della PAC: cosa è necessario per dare maggiore forza all’agricoltura biologica e più opportunità alle imprese?
È fondamentale aumentare la produzione biologica nel nostro paese per fare fronte all’ aumento della domanda di bio che oggi è soddisfatta attraverso le importazioni. Noi puntiamo al 40% di superficie nazionale da qui al 2030 ed è un obiettivo assolutamente realistico. È quindi necessario investire per sostenere gli agricoltori nella fase di conversione al bio in termini di assistenza tecnica, di formazione, di supporti sul piano economico. Per questi obiettivi servono scelte coraggiose per il nuovo ciclo di programmazione della PAC – la politica agricola comunitaria – che deve puntare a un modello agricolo basato sui principi dell’agroecologia, di cui l’agricoltura biologica e biodinamica sono le applicazioni più diffuse, per assicurare che con i fondi pubblici siano premiate le aziende agricole più virtuose, che producono maggiori benefici per la società: cibo sano, tutela dell’ambiente e della biodiversità, mantenimento della fertilità del suolo e mitigazione dei cambiamenti climatici. Per questo dovrebbe essere previsto il passaggio del sostegno al mantenimento dell’agricoltura biologica dal II° al I° pilastro lasciando invece nello Sviluppo Rurale il sostegno alla conversione delle aziende.
Fase di revisione del PAN: cosa chiedete per quanto concerne l’utilizzo dei prodotti fitosanitari?
In stretto collegamento con la PAC l’altro punto strategico sul quale agire è proprio la revisione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso dei prodotti fitosanitari. In maniera unitaria con le altre associazioni del bio e con le associazioni ambientaliste chiediamo che anche il PAN faccia la scelta strategica del sostegno prioritario all’agricoltura biologica, che produce sicuramente maggiori risultati in termini di riduzione dei pesticidi indicando obiettivi quantitativi concreti e misurabili a partire proprio dall’aumento della SAU nazionale condotta con il metodo biologico, prevedendo iniziative sia in termini di politiche di sostegno che di azioni di assistenza tecnica e di formazione degli operatori. Il PAN deve inoltre individuare strumenti efficaci e distanze di sicurezza per ridurre concretamente i rischi di contaminazione accidentale delle coltivazioni biologiche e tutelare in maniera rigorosa le abitazioni e le aree pubbliche frequentate dalla popolazione.
Bio e consumatori, è un rapporto di fiducia? O c’è ancora da lavorare per una buona comunicazione in questo senso?
Il mercato biologico cresce ormai da 10 anni mentre nello stesso periodo, a causa della crisi economica e delle maggiori difficoltà per le famiglie, i consumi alimentari si sono ridotti o sono rimasti stagnanti ed è quindi evidente che siamo di fronte ad un cambiamento strutturale. Il cambio generazionale e la crescente sensibilità verso stili di vita e alimentazione più sani, oltre che rispettosi dell’ambiente e del benessere animale, sono i motori principale di questo fenomeno. Questa fiducia che i cittadini ripongono verso i prodotti bio rappresenta un valore fondamentale. Per questo è importante garantire la difesa del “vero biologico” puntando ad aumentare la produzione biologica nazionale tenendo però alta l’asticella rispetto ai principi fondanti dell’agricoltura biologica, con garanzie reali verso i consumatori sui prodotti che acquistano, utilizzando al meglio le nuove tecnologie anche per la tracciabilità e puntando ad un miglioramento costante del sistema dei controlli.
Oltre a questo occorre sicuramente lavorare per una buona comunicazione e informazione sul bio anche da parte del pubblico. L’Italia da questo punto di vista è in ritardo, non ci sono campagne informative e promozionali pubbliche e quando se ne parla sui media purtroppo non di rado lo si fa solo per episodi di frode o polemiche con chi osteggia la “rivoluzione bio” che è già in atto.