“Il progressivo abbandono delle aree interne ed il conseguente incremento della pressione antropica sulle coste obbligano a profonde riflessioni su un uso intelligente del suolo all’epoca dei cambiamenti climatici, soprattutto in un territorio come la Sardegna, già oggetto di gravi crisi ambientali ed il 40% della cui superficie è oggi toccata dal rischio desertificazione.”
A dichiararlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto ad un convegno ad Arborea, il cui Comune, fu costretto a dichiarare nello stesso anno (2018) ben tre stati di calamità.
“Il nuovo andamento meteorologico – insiste il dg di ANBI – condiziona fortemente i redditi agricoli; per questo serve una strategia comune per mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici. I fondi ci sono, ma serve programmazione per cogliere al meglio anche le opportunità offerte dai piani comunitari, evitando progettazioni disorganiche e quindi non adeguate alle nuove sfide.”
“In questo – prosegue Gavino Zirattu, Presidente di ANBI Sardegna – un ruolo fondamentale lo hanno i Consorzi di bonifica, che nell’isola gestiscono l’assetto idraulico su 170.000 ettari. Alla politica chiediamo il coraggio di superare alcune storture, che ne limitano l’operatività.”
In Sardegna sono stati recentemente finanziati 5 interventi dal Fondo Sviluppo e Coesione e dal Piano Nazionale Invasi, per un importo complessivo di quasi 39 milioni di euro e circa 200 nuovi posti di lavoro.
Inoltre, sono in attesa di finanziamento ulteriori 44 interventi per l’irrigazione (importo complessivo: 279,18 milioni di euro; nuova occupazione stimata: 1395 unità) e 42 interventi per la riduzione del rischio idrogeologico (importo complessivo: 279,217 milioni di euro; nuova occupazione stimata: 1396 unità).