Crollo della produzione fino al 95 per cento. Per il territorio trevigiano la stagione delle olive 2019 si chiuderà con il bilancio più disastroso degli ultimi anni. Oltre al fenomeno del disseccamento e della cascola, che da alcuni anni colpisce una vasta area del Nordest, quest’anno le piante hanno subito un meteo avverso proprio nel pieno della fioritura. Dopo un 2018 eccellente, coronato da un’abbondante produzione (220.000 quintali di olive in Veneto), quest’anno tanti olivicoltori non metteranno neppure le reti a terra per la raccolta, perché il prodotto è davvero pochissimo.
“Il mese di maggio molto piovoso e freddo ha interferito pesantemente nella fioritura, in quanto il fiore dell’olivo è molto delicato e ha bisogno di un buon clima per svilupparsi – spiega Giacomo Zaninotto, della sezione olivicoltori di Confagricoltura, titolare dell’azienda Gli Allori a Collalbrigo di Conegliano. “Da giugno è seguito un rialzo termico importante, che ha ulteriormente aggravato la situazione. Infine c’è stato un aumento delle fitopatie. Un’avversità che va ad aggiungersi al fenomeno della cascola, che esiste nel nostro territorio da cinque anni causando perdite di prodotto molto importanti. Soltanto l’anno scorso avevamo portato a casa una buona stagione, con record di produzione circoscritto però nell’area dell’Asolano e di Maser. Da Cappella Maggiore in direzione Est era stata una disfatta”.
Zaninotto è nel cda del Frantoio cooperativo Tapa Olearia, che assomma 550 soci tra le sedi di Cavaso del Tomba e Vittorio Veneto, con un conferimento medio complessivo di oltre 8.000 quintali di olive. Quest’anno, però, olio della Marca ne verrà prodotto pochissimo. “Ci siamo impegnati tutti con passione alla rinascita dell’olivicoltura nella pedemontana trevigiana e alla riscoperta delle varietà autoctone – spiega Zaninotto -, recuperando terreni abbandonati e favorendo la salvaguardia dell’ambiente. Negli ultimi anni la cascola delle olive ha tuttavia vanificato i nostri sforzi e molti olivicoltori, che in gran parte sono hobbisti, sono sfiduciati. Il rischio è questa coltivazione, che rappresenta una valida alternativa alla vite, venga abbandonata”.
Per individuare le cause del disseccamento degli olivi la Regione Veneto quest’anno ha avviato una collaborazione con il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali dell’università di Padova, che consiste in un monitoraggio fitosanitario delle piante per mettere a punto interventi di salvataggio. “Auspichiamo che le ricerche portino a qualche risultato in tempi rapidi – dice Zaninotto, “ e che gli sforzi si moltiplichino. L’ideale, per velocizzare i tempi, sarebbe creare un pool di ricerca composto da associazioni, tecnici e altri addetti ai lavori”.
In Veneto ci sono 3.560 ettari a olivo, con crescita annua del +0,7 per cento. A Verona si concentra circa il 70 per cento delle superfici regionali, seguita da Vicenza (562 ettari, +0,4%), Treviso (550 ettari, +18,3%) e Padova (430 ettari, +3,6%). (dati Veneto agricoltura 2018).