Nel 2020 Verona avrà bisogno di 1.200 lavoratori stagionali per far fronte alla raccolta della frutta. Lo hanno chiesto Confagricoltura Verona e Cia insieme a Coldiretti in una lettera indirizzata all’Ispettorato territoriale del lavoro di Verona e in incontro con il prefetto Donato Giovanni Cafagna, in vista della prossima emanazione del Decreto flussi stagionali per l’anno 2020.
Confagricoltura e Cia hanno spiegato come si sia accentuata nella provincia di Verona, nel 2019, la difficoltà a reperire lavoratori disponibili per brevi periodi e in particolare per la fase della raccolta dei prodotti agricoli. I lavoratori provenienti da Paesi comunitari come la Polonia e la Romania, che nell’ultimo decennio hanno rappresentato la maggiore forza lavoro stagionale disponibile, hanno iniziato infatti a non essere più interessati al lavoro stagionale in ambito agricolo. Proprio per questo, hanno spiegato le associazioni agricole, è necessario reperire lavoratori provenienti da Paesi quali la Moldavia, la Serbia e l’Albania. Essendo vicini e con facilità di accesso alla nostra provincia, potranno infatti usufruire delle quote “pluriennali”, che possono essere utilizzate solo quando un lavoratore è al secondo ingresso per lavoro stagionale in territorio italiano.
Nella lettera all’Ispettorato del lavoro le associazioni agricole hanno fatto presente anche come le quote 2019 assegnate a Verona, a più di sette mesi dalla presentazione, siano state rilasciate solo in piccola parte, mentre altre non hanno trovato accoglimento per carenza di “numeri”. Anche per questo il sistema di attribuzione deve essere rivisto e non assegnato a un invio informatizzato che tiene solo conto del fattore “tempo”, senza prendere in considerazione ad esempio il regolare svolgimento di contratti di lavoro gli anni precedenti.
Quest’anno alla provincia di Verona il ministero dell’Interno ha assegnato, con il Decreto flussi, 300 quote per il lavoro stagionale e 200 per il lavoro stagionale pluriennale (cioè stagionali che tornano ogni anno a fare le raccolte) a fronte di un migliaio di domande. Un numero che si è rivelato insufficiente per coprire le necessità di braccianti nei campi della provincia di Verona per la raccolta degli ortaggi e soprattutto di fragole, ciliegie, frutti di bosco, pesche, albicocche, meloni, uva, mele, pere e kiwi.