di Alberto Guidorzi pubblicato su Agrarian Sciences
I pesticidi hanno accompagnato l’uomo agricoltore. Un’affermazione del genere farà sicuramente sussultare qualcuno o addirittura pensare che si tratti di cosa destituita di fondamento. Ci piacerebbe che fosse così e che fosse esistita un’epoca in cui i raccolti non fossero minati dai parassiti o concorrenziati dalle erbe infestanti, invece purtroppo la storia ci dice che è stato un crescendo. Il primo esempio che vorrei citare sono le sette piaghe d’Egitto dove una è costituita dalla devastazione da parte di orde di cavallette, il secondo è la “zizzania evangelica” individuata come Lolium temulentum.
Il significato del vocabolo latino “temulentum” – riporta Agrarian Sciences su Agricultura.it – è infatti “ubriaco” ed veneti chiamano quest’erba appunto “imbriaga” perché poteva essere infestata da funghi della specie “claviceps”, le cui tossine mescolantisi alla farina del frumento provocavano allucinazioni (….ah la natura madre benigna oggi elevata a mito!!!!). La tradizione greco-latina poi è ricca di ricette pesticide (ceneri, sale marino, decozioni di elleboro e giusquiamo e guarda caso queste due ultime battono in fatto di tossicità i “famigerati” neonicotinoidi attuali). Le ruggini del grano sono citate frequentemente dagli autori latini tanto da dotarsi di un “dio” da invocare: il dio “Robigus” appunto. La carie de frumento (Tilletia tritici) è da sempre stata un’ossessione per l’agricoltore in quanto la semente per il nuovo raccolto nei tempi antichi potremmo dire che “la si rubava alla bocca”, visto che per molto tempo si seminava 1 per raccogliere 3-5. Pertanto non è fuori luogo l’asserzione precedente in quanto se questi semi poi marcivano significava privarsi di cibo e non produrne di nuovo (….se tornassero questi momenti si parlerebbe ancora di biologico?). A quei tempi, infatti, conciavano le sementi con calce, salnitro, sale marino (….con un DL₅₀ ben peggiore al glyphosate!) e solo all’inizio del 1800 si cominciarono ad usare soluzioni di solfato di rame, di sali arsenicali e addirittura di sali di cobalto, acido fenico e pure sali di mercurio (…è ben nota l’intossicazione provocata da semente trattata con mercurio ceduta dagli americani ad un paese in via di sviluppo per le semine, ma mangiata dai contadini!). In quest’epoca si usavano anche poltiglie di zolfo, calce sali arsenicali ed estratti di tabacco per difendere le piante di melo.
Con l’intensificazione degli scambi tra Vecchio e Nuovo Mondo ci fu un reciproco scambio di parassiti sconosciuti e di conseguenza altamente devastatori. Ricordiamo la peronospora della patata che nel 1845 decimò la popolazione irlandese e l’oidio della vite intorno al 1850. Per questa malattia si pensò di introdurre materiale nordamericano resistente, mentre poi si trovò che si poteva combattere efficacemente con lo zolfo; tuttavia, l’importazione di materiale vegetale viticolo ci riservò delle sgraditissime sorprese come l’introduzione in Europa della peronospora della vite, del Black-rot e della disastrosa fillossera, per la prima, seppure dopo aver subito danni ingenti si trovò il solfato di rame come rimedio efficace, mentre per l’afide della fillossera si dovette penare di più perché bisognò cambiare la parte radicale di tutte le nostre vigne, ma prima di arrivare a ciò si inondarono i vigneti o si immise nei terreni di questi grandi quantità di solfuro di carbonio (è in quest’epoca che si inventò il palo iniettore).
INSETTICIDI:
- Sali arsenicali (di calcio, piombo e sodio), petrolio e sue emulsioni, oli di petrolio e di carbone (antracene), oli vegetali, di pesce o di balena, i saponi bianchi o neri associati alla nicotina per combattere gli afidi (…e le api) decozioni di piretro contro le larve dei parassiti. Trattamenti a base lysol (catrame + olio di lino o di ravizzone), rotenone, decotti di quassia amara, resine, calce, estratti di elleboro, fluosilicato di bario, criolite (sale complesso di alluminio e fluoro), cloruro di bario, chinolina, soda caustica (contenuta nel catrame del carbon fossile), solfuro di carbonio, cianuro di calcio, crud d’ammoniaca, decotti di foglie di noce, di sambuco, acqua calda
- Prodotti repulsivi: naftalina, creosoto, naftolo, paradicloroibenzene, gesso, zolfo, allume, catrame di carbone
- Prodotti per esche: borace, cloruro di mercurio, fluosilicato di sodio, fosfuro di zinco, Sali d’arsenico
- Fumiganti in ambienti chiusi: acido cianidrico, clorpicrina, bromuro di metile, solfuro di carbonio, tetracloruro di carbonio, ossido di etilene.
FUNGICIDI
- Zolfo e polisolfuri, sali di rame, calce, formolo, solfato di ossichinolina, permanganato di potassio, solfato di ferro.
ERBICIDI
- Acido solforico per il diserbo dei cereali, il solfato di ferro, il solfato di rame, il clorato di sodio, crud d’ammoniaca, silvinite, fenoli ecc.
RODONTICIDI
- Esche avvelenate con acido arsenioso, sali dell’arsenico, cloropicrina, fluosilicato di bario, fosforo, stricnina (noce vomica) Virus Daniysz ( una soluzione che conteneva una coltura di Salmonella con cui si bagnavano le esche, distribuite poi per produrre l’avvelenamento di ratti e topi).
MOLLUSCHICIDI
- Esche di metaldeide o sali d’arsenico, spandimento di calce, uso di triossimetilene.
Nota: se qualcuno volesse farlo, s’informi sulla tossicità e pericolosità per operatori e consumatori dei prodotti sopraccitati e poi non potrà non concludere che i pericoli erano molto maggiori un tempo che oggigiorno. Tra l’altro non esisteva nessuna autorità che valutasse i prodotti prima dell’immissione in commercio e durante l’uso, come invece si fa ora. Ad esempio nella foto della pubblicità dell’arseniato di piombo in piccolo è scritto “autorizzazione della Questura di Torino e valida in tutto il Regno”, cioè si tratta di una semplice autorizzazione amministrativa.