“Nei giorni scorsi il ministro per le Infrastrutture e i trasporti, Paola De Micheli, ha parlato di un piano straordinario per le infrastrutture al servizio dell’agroalimentare”, rileva Anacer, l’Associazione nazionale cerealisti. Al di là del riferimento all’importantissimo comparto economico, il ministro ha sottolineato il deficit che il nostro Paese sconta verso i competitor per quanto riguarda collegamenti ferroviari e competitività dei porti. E’ su queste due infrastrutture che tutti gli operatori economici scontano un gap pericolosissimo se non si invertirà la rotta.
I porti. “Il punto di arrivo/partenza della merce, nel nostro caso i cereali – spiega il presidente di Anacer, Carlo Licciardi – eccetto poche realtà (Trieste, Genova) sconta fondali non sufficienti per navi che partono da porti con pescaggi pressoché illimitati. Scali come Venezia e Ravenna hanno da anni in programma, lavori per aumentare la profondità dei fondali portuali, ma per vederli operativi occorreranno alcuni anni di lavori. Bari ha annunciato l’avvio degli escavi in tempi ormai prossimi.
La burocrazia. La burocrazia non solo rallenta ogni ragionevole possibilità anche solo di manutenzione ordinaria, ma si trasforma in pesanti costi per le aziende. Far scaricare una nave in più porti per alleggerirla, è evidente che fa salire i costi oltre una soglia ormai massima. “Chiediamo al ministro di intervenire per velocizzare il più possibile l’iter di ogni progetto di escavo, rinforzo delle banchine, interventi per la logistica, perché l’Italia sta arretrando posizioni a causa di questi deficit infrastrutturali” afferma Licciardi.
Le ferrovie. Non è in condizioni migliori l’infrastruttura ferroviaria. “I vari accordi di programma sottoscritti da Rfi con enti locali, Regioni, Autorità di sistema portuale, prima di essere concretamente trasformati in cantieri hanno gestazioni di anni. Un sistema che non regge più di fronte alla concorrenza di altri Paesi confinanti”, sostiene Licciardi.
Se i collegamenti ferroviari nazionali fossero allineati con quelli europei, anche i traffici di cereali ne trarrebbero benefici, soprattutto lungo le direttrici dei Paesi dell’Est. Buoni collegamenti ferroviari consentirebbero inoltre benefici ambientali, perché toglierebbero decine di migliaia di camion dalle strade.
“Auspichiamo – conclude Licciardi – che il prossimo anno, quando in sede Ue si avvierà il confronto sui corridoi ferroviari europei, l’Italia sia presente e pronta a sostenere le proprie ragioni per un rapido sviluppo dei collegamenti su rotaia da e per l’Europa”.