La data limite imposta è quella di giugno 2020: da quel momento il dimetoato, l’arma chimica più efficace per contrastare la mosca olearia, non potrà più essere utilizzato negli oliveti. La fine della carriera dell’insetticida, ufficializzato con regolamento Ue, non corrisponde però a una nuova ed efficace strategia di attacco al temibile insetto.
E gli olivicoltori si troveranno a fare i conti con il nemico più insidioso senza armi adeguate. E adesso? Se lo sono chiesti gli agricoltori che ieri hanno affollato il convegno tecnico organizzato da Cia Imperia nell’ambito di OliOliva.
«La prossima sarà la prima stagione olivicola in cui la lotta alla mosca non potrà più essere effettuata col Rogor – spiega il presidente Stefano Roggerone –. Dovevamo essere più pronti, ci ritroviamo senza strumenti. Era un prodotto studiato e collaudato nel tempo (da oltre 50 anni) che praticamente non aveva più segreti ed il suo utilizzo con i dosaggi, le precauzioni ed i tempi di carenza prescritti non dava problemi. Il dimetoato nell’olio ha un impatto quasi inesistente, va via con l’acqua e non è liposolubile. Nei paesi extra Ue, inoltre, questi prodotti verranno utilizzati».
Il contrasto alla mosca, lotta agli adulti e lotta alle larve, si attua attraverso il monitoraggio costante e precisi protocolli di somministrazione. Esistono anche metodi alternativi, non chimici, le eco trappole, l’utilizzo del rame, l’applicazione di caolino che sta dando buoni risultati ma con costi piuttosto elevati.
«Occorre lavorare per impostare un sistema di lotta complessivo, compreso il biologico – spiega il tecnico Pasquale Restuccia – con prodotti che siano registrati anche per le olive. I principi attivi che rimarranno disponibili non sono sondati e verificati, non si conosce l’entità del residuo e a differenza del dimetoato sono liposolubili».