Fragole come appena colte dalla pianta, nelle serre della Basilicata, confezionate in un imballaggio innovativo che ne preserva tutta la freschezza, l’aroma e il profumo fino ai banchi del supermercato, e quindi a casa del consumatore?
Sono le fragole Sabrosa, la varietà top coltivata oggi nel nostro Paese, prodotte da Apofruit Italia a marchio Solarelli e confezionate in uno speciale packaging in cartone ondulato che allunga fino a due giorni la loro vita di scaffale, riducendo in modo significativo gli sprechi. Il packaging in questione è l’imballaggio Attivo del Consorzio Bestack, una confezione in cartone ondulato “intelligente”, frutto di un brevetto messo a punto insieme all’Università di Bologna, che svolge un ruolo importante nella lotta allo spreco alimentare, agendo in maniera attiva – come suggerisce il nome – sul prolungamento della vita di scaffale dei prodotti ortofrutticoli movimentati in questa confezione.
Lo dimostrano numerosi test di laboratorio effettuati negli ultimi anni dal Consorzio Bestack insieme all’Università di Bologna, nello specifico insieme al team del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (DISTAL), guidato dalla professoressa Rosalba Lanciotti coadiuvata costantemente da Francesca Patrignani e da Lorenzo Siroli. I risultati dei test sono stati confermati dall’ultimo studio effettuato sulle fragole di Apofruit: è il più ampio studio mai realizzato sino ad oggi per dimensione del campione, solidità e condivisione della metodologia, oltre che per importanza degli attori coinvolti e rappresentatività e aderenza a un caso reale.
Lo studio ha preso il via la scorsa primavera e si è concluso a giugno 2019, è stato realizzato dal DISTAL con metodologia Agroter analizzando fragole a marchio Solarelli acquistate presso alcuni punti vendita del nord Italia di Coop Alleanza 3.0, la quale, in coerenza alle politiche di lotta agli sprechi e al ruolo di first mover dell’innovazione nel panorama retail italiano, si è prestata ben volentieri a fare il test e mettere a disposizone la rete di vendita. L’obiettivo era quantificare il beneficio dell’imballaggio Attivo, pertanto è stato necessario prevedere due flussi distributivi di prodotto identici in tutto e per tutto, con la sola differenza dell’imballaggio: in cartone Attivo in un caso e nell’imballaggio di consueto utilizzo nell’altro. Quindi due logistiche diverse in partenza da uno stesso magazzino, quello di Apofruit Italia a Scanzano Jonico (Mt), per oltre un mese di osservazioni. In ciascuna osservazione sono state considerate fragole con la stessa data di confezionamento che sono state movimentate con due tipi di imballaggio: quelle confezionate in imballaggio in cartone Attivo hanno viaggiato verso il centro di distribuzione (CEDI) di Coop Alleanza 3.0 a Reggio Emilia; quelle confezionate invece in imballaggio tradizionale erano destinate al CEDI di Forlì.
“Dopo anni di ricerca possiamo affermare con ragionevole certezza – dichiara la Prof.ssa Rosalba Lanciotti – che gli imballaggi Attivi in cartone ondulato offrono benefici in termini di shelf life per i cibi e in particolare per l’ortofrutta fresca. Si tratta di imballaggi che rilasciano nel tempo sostanze naturali, già prodotte dai tessuti vegetali e caratterizzanti l’aroma di molti frutti, la cui attività antimicrobica è documentata da un’ampia letteratura sia nazionale che internazionale. Infatti gli antimicrobici naturali rilasciati nel tempo dall’imballaggio in cartone Attivo sono in grado di inibire lo sviluppo di microrganismi agenti di alterazione della frutta, nelle fasi di distribuzione, vendita nonché di conservazione domestica. Questi sono ammessi, perché sicuri per il consumatore, dalla legislazione europea, statunitense e giapponese e largamente impiegati negli alimenti come aromatizzanti, antiossidanti e antimicrobici per migliorarne qualità, vita commerciale e sicurezza (in quanto attivi anche nei confronti di patogeni veicolati dagli alimenti)”.
Dai due CEDI le fragole sono state quindi distribuite nei supermercati. Per il test sono stati presi in considerazione dieci punti vendita di vari format (due alto vendenti, due basso vendenti e uno di livello medio) per ogni CEDI e per ciascuno di questi, per il periodo di analisi, due volte alla settimana i ricercatori si sono comportati come normali clienti, comprando un collo di fragole in ciascun negozio. I colli prelevati sono stati trasportati nel locale per le verifiche di qualità, tenendo separati quelli dei negozi riforniti dai due CEDI e, dopo l’identificazione dei cestini di fragole per singolo negozio, gli imballaggi secondari sono stati rimossi.
A seguire è stata condotta una prima analisi visiva. I frutti, mantenuti a temperatura ambiente, sono stati osservati per tre giorni consecutivi, verificando e documentando con foto lo stato del prodotto all’interno di ogni cestino (presenza di muffe, tumefazioni, necrosi etc.). Sono stati quindi definiti cinque stadi qualitativi del prodotto: Perfetto, Buono, Sufficiente, Ammuffito e Lesionato. È stata inoltre eseguita su questi campioni un’analisi di laboratorio. In ciascun imballaggio (cassetta tradizionale o cartone Attivo) preso in esame c’erano 9 cestini di fragole e ogni cestino conteneva in media 16 fragole: quindi per ogni cassetta sono stati analizzati dai 140 ai 150 frutti. Va fatta una premessa: maggio 2019 è stato un mese anomalo da punto di vista climatico. Le piogge abbondanti seguite da un brusco aumento delle temperature (con conseguente elevato tasso di umidità) hanno creato condizioni sfavorevoli per la campagna delle fragole, ma significative per testare la bontà dell’innovazione.
A queste condizioni, il prodotto analizzato ha dato i seguenti risultati: al giorno 0 (data in cui il consumatore acquista il prodotto e lo porta a casa) si osserva una riduzione dello scarto pari al 8% se le fragole erano confezionate in cartone Attivo rispetto a quelle confezionate in imballaggio tradizionale. I vantaggi più significativi si osservano nei giorni seguenti, quando il differenziale di scarto sale all’11,8% al giorno 1 e all’11,5% al giorno 2. Il differenziale medio di scarto – ovvero la percentuale di spreco ridotto grazie all’utilizzo dell’imballaggio Attivo – è quindi del 10%. In pratica il differenziale di scarto tra le due tipologie di imballaggio è pari ad un cestino per collo, ovvero dopo un giorno dall’acquisto a casa del consumatore ci sono 3 cestini da scartare su 9 in imballaggio tradizionale, contro 2 su 9 in imballaggio Attivo in cartone ondulato.
“I numeri dello studio? – puntualizza Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack – In un mese sono state effettuate 61 visite in punto vendita per altrettanti imballaggi secondari prelevati. 549 sono in tutto i cestini di fragole analizzati, 2.196 le analisi visive condotte sui singoli cestini, per un totale di 35.000 analisi visive sui frutti e 8.800 frutti analizzati”. “Questo studio – continua – arriva a conclusione di un progetto di ricerca iniziato nel 2016, volto a misurare in termini reali i vantaggi dell’imballaggio Attivo dal campo alla tavola. Per l’alto profilo degli attori coinvolti e per quello che questi soggetti rappresentano sul mercato, è uno studio che gode della massima credibilità, trasparenza e condivisione”.
I benefici sono certamente interessanti sia dal punto di vista tecnico che di comunicazione, oltre che in termini economici. Tenendo conto che in Italia vengono vendute tra ipermercati e supermercati quasi 180 milioni di euro di fragole, il differenziale di scarto del 10% – ovvero la percentuale di fragole che evitano di essere sprecate se movimentate in imballaggio in cartone Attivo piuttosto che in cassa tradizionale – vale 18 milioni di euro.