Un ruolo centrale degli agricoltori per far ripartire il Paese partendo dalle aree rurali. Attraverso una maggiore legittimazione e valorizzazione il ruolo degli agricoltori lungo la filiera produttiva, riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che essi svolgono. Ma anche, arrivare ad un sistema organizzato che punti sul riconoscimento del territorio e sulle varie componenti e risorse (sociali ed economiche) diffuse a livello locale. Sono soltanto alcune delle proposte per rilanciare il territorio rurale emerse dal roadshow di Cia Agricoltori Italiani “Il Paese che Vogliamo” in programma oggi a Firenze. Una tappa interregionale dell’evento Cia, che ha coinvolto Agricoltori Italiani di Toscana, Emilia Romagna ed Umbria, e che ha visto nelle scorse settimane gli addetti ai lavori ed esperti del settore e del mondo della ricerca per affrontare, attraverso tavoli tematici, temi e criticità da risolvere: infrastrutture; governo del territorio; filiere produttive legate al territorio; gestione della fauna selvatica; enti locali e politiche europee. All’evento fiorentino del Palazzo dei Congressi – moderato dal giornalista Alessandro Maurilli – gli interventi del presidente Cia Agricoltori Italiani Dino Scanavino, e dei presidenti delle Cia regionali (Luca Brunelli, Toscana; Cristiano Fini, Emilia Romagna; Matteo Bartolini, Umbria) protagonisti dell’iniziativa sulle produzioni agricole di qualità de “Il Paese che Vogliamo”.
Per il roadshow fiorentino, il noto vignettista Sergio Staino ha anche realizzato una vignetta dedicata ‘con Bobo e i suoi animali’ scaricabile a questo link: https://www.ciatoscana.eu/home/2019-novembre-la-vignetta-di-sergio-staino/
«Da Il Paese che vogliamo emerge con chiarezza – sottolinea Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani Toscana – che l’impianto delle nostre idee non aiuta solo l’agricoltura ma riporta al centro la dignità di chi vive fuori dalle mura dei complessi metropolitani. Fuori dai centri urbani diminuiscono i diritti e aumentano i doveri: è per riequilibrare tutto ciò che anche in questi giorni portiamo il nostro lavoro e lo mettiamo a disposizione della società con lo spirito di sacrificio e la coerenza che da sempre caratterizzano la Cia».
«Siamo a servizio delle comunità come dell’agricoltura, il cui sviluppo nell’entroterra d’Italia è estremamente concatenato – afferma Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani –. Il roadshow che stiamo realizzando, contribuisce a ridare dignità agli 11 milioni di cittadini che sono anche agricoltori, della dorsale appenninica. Riattiviamo una sinergia con i territori – aggiunge Scanavino – protagonisti di presidio e prevenzione. Con competenze e capacità adeguate e da incentivare, tengono lontano lo stato d’emergenza in ogni campo».
IL PAESE CHE VOGLIAMO – Per una filiera corta che valorizzi i prodotti locali secondo Cia Agricoltori Italiani inoltre è necessario spingere ulteriormente sulle filiere di qualità certificata per ampliare i flussi commerciali internazionali necessari a soddisfare la crescita di domanda globale di prodotti Made in Italy. E poi: potenziare la fase di trasformazione su scala locale prevedendo misure e sistemi d’incentivo per la realizzazione di laboratori così da soddisfare la domanda proveniente dalle fasi a valle (distribuzione). Ed anche sviluppare iniziative e percorsi di programmazione tra filiere e ristorazione collettiva che riescano a remunerare l’intero sistema agroalimentare e territoriale.
Fra le proposte emerse nel capitolo ‘infrastrutture’ una fiscalità adeguata alle aree rurali; una promozione delle produzioni agricole, artigianali, artistiche, culturali delle aree interne la necessità di impedire ulteriori impoverimenti delle aree interne con la perdita di scuole, presidi sociali, sanitari, culturali e non ultimo di pubblica sicurezza. Valorizzare percorsi virtuosi per la manutenzione, la gestione e la messa in sicurezza del territorio attraverso relazioni strategiche e pluriennali tra imprenditori agricoli ed enti pubblici di primo e secondo livello per programmi di intervento infrastrutturale. Rafforzare la copertura digitale delle aree interne.
Attenzione è stata posta al governo del territorio: da migliorare le politiche di gestione del suolo; i percorsi di valorizzazione del patrimonio forestale locale, le azioni di prevenzione dei disastri ambientali; ottimizzare gli interventi per il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità oltre alla tutela della risorsa paesaggistica.
Altra tematica calda ed attuale è quello della gestione della fauna selvatica: Cia ribadisce la proposta di riforma della legge n.157/92, un buon punto di partenza per aprire la discussione. Alcuni aspetti possono essere affrontati anche subito, considerando le difficoltà politiche generali. In particolare il miglioramento dei piani di contenimento e la piena applicazione dell’articolo 19 della vigente legge quadro con le necessarie modifiche e integrazioni. Sono poi da migliorare i Piani faunistici con una più efficace gestione del territorio: la presenza dei selvatici non è uniforme, ma concentrata in talune zone conosciute. Focalizziamo meglio gli interventi. Dare inoltre una maggiore la visibilità della filiera della selvaggina. Può rappresentare anche una forma di acquisizione di risorse per la Pubblica Amministrazione. Potenziamo i Centri di raccolta e lavorazione delle carni.
Un focus dedicato quindi agli enti locali e politiche europee: è opportuno avere una omogeneità territoriale, anche dal punto di vista socio-economico, superando i confini amministrativi (ad es. area appenninica). Pensare ad un modello partecipativo che coinvolga le esperienze territoriali diffuse sul territorio (GAL, Comuni, Cooperative di comunità). Puntare sulle opportunità della prossima riforma della politica agricola comune, a partire dallo sfruttamento delle potenzialità all’interno del Piano Strategico Nazionale.