“Purtroppo anche quest’anno l’agricoltura italiana si trova a fare i conti con la dura realtà di una spesa agricola potenzialmente esposta al cosiddetto disimpegno delle risorse comunitarie, ovvero al rischio concreto di dover restituire alle casse dell’Unione europea parte dei fondi assegnati al nostro paese e non spesi nel quadro dei diversi Piani di sviluppo rurale regionali”.
È quanto lamenta Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (Cai), commentando i dati elaborati da Ismea e Rete Rurale Nazionale.
Il quadro che emerge dagli ultimi rilevamenti effettuati è quello di programmi che alternano casi di eccellenza nell’impiego delle risorse pubbliche con situazioni estremamente critiche di mancato utilizzo dei fondi disponibili.
Conti alla mano, entro fine anno mancherebbero da spendere o rendicontare complessivamente oltre 400 milioni di euro.
“Mentre le imprese agromeccaniche stanno ancora aspettando un definitivo via libera per poter accedere ai bandi di finanziamento per l’innovazione in agricoltura – osserva Dalla Bernardina – ingenti fondi già potenzialmente assegnati all’Italia rischiano di far ritorno a Bruxelles perché nessuno riesce a spenderli”.
“Scontando la minore efficienza amministrativa di alcune regioni rispetto ad altre – aggiunge il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini -. Il nucleo centrale della questione è sempre più riconducibile ai problemi strutturali di una parte importante della nostra agricoltura: l’eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale di vaste zone rurali fa sì che poche aziende agricole possano affrontare da sole gli ambiziosi piani di investimento che le norme comunitarie richiedono. La piena partecipazione del contoterzismo agrario ai Psr appare ormai l’unica strada percorribile al fine di realizzare sinergie concrete per lo sviluppo del mondo agricolo”.