«Il mais rappresenta la principale coltivazione cerealicola italiana in termini di quantità di granella raccolta. Purtroppo, si è assistito a un vero crollo delle superfici investite, passate da circa 1,2 milioni di ettari di 15 anni fa agli attuali 630 mila ettari circa.
Un dato negativo a cui si aggiunge quello delle rese che in media restano da oltre 20 anni al di sotto delle 10 tonnellate/ettaro contro una media di 12 tonnellate realizzate dai nostri principali competitor internazionali. Per contro la domanda italiana di mais resta su livelli elevati: quasi 12 milioni di tonnellate all’anno, delle quali il 75% sono necessarie per garantire il fabbisogno degli allevamenti nazionali (circa 9 milioni di tonnellate ogni anno)».
A segnalare la difficile situazione per il mais italiano è il presidente di Assalzoo Marcello Veronesi, che sottolinea come gli ultimi dati Istat evidenzino un’ulteriore crescita degli acquisti di mais dall’estero di quasi il 9%, solo nel primo semestre del 2019.
Le previsioni portano a stimare che il mais importato alla fine del 2019 sarà tra i 6,3 e i 6,5 milioni di tonnellate.
«Si tratta di dati inequivocabili che indicano una situazione di reale gravità – evidenzia Veronesi. Il mais è infatti una produzione strategica dalla quale dipende l’intero settore agroalimentare dei prodotti alimentari di origine animale, DOP comprese. Per tale ragione Assalzoo sta cercando da tempo di coinvolgere i partner della filiera maidicola per un impegno comune, anche attraverso la stesura di un accordo di filiera per il mais da granella italiano e allo stesso tempo di attivare un intervento pubblico per incentivare gli agricoltori che seminano mais, sul modello di quanto già fatto per il grano duro»