“Le tematiche legate ad un corretto e rispettoso rapporto nella produzione, commercializzazione e consumo di cibo sono aspetti che non possiamo tralasciare se vogliamo concretamente affrontare le sfide inerenti al cambiamento climatico”. A sostenerlo Simone Cresti project manager SDSN-MED, il network dell’area mediterranea sullo sviluppo sostenibile che ha sede al Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, e che da Napoli, dove è in corso la COP 21, è intervenuto in un evento a margine offrendo la prospettiva sul nesso, troppe volte dimenticato, tra cibo, filiere e cambiamenti climatici. Un ragionamento che non può prescindere dalle trasformazioni necessarie al settore agroalimentare nel quadro delle sfide dell’Agenda 2030 nell’area mediterranea. “L’intero settore ha un impatto che non dobbiamo sottostimare – ha detto Cresti – Molti attori sono alle prese con le trasformazioni necessarie per abbracciare un nuovo paradigma, più sostenibile, equo e inclusivo. SDSN-MED vuole fare la sua parte, assieme a istituzioni, università, aziende e l’intera società civile con cui già da tempo collabora. L’appuntamento di Napoli potrà rilanciare una più stretta ed efficace collaborazione.”
In questa logica di sinergie multiple tra diversi attori che operano sull’area mediterranea, l’evento ha avuto l’obiettivo di favorire lo scambio di conoscenze e prospettive tra centri di eccellenza che nel mediterraneo stanno sviluppando una riflessione, ciascuno con distinte specializzazioni e priorità, in vista del 2030..
Durante l’incontro, particolare attenzione è stata posta anche sul ruolo dell’educazione, su cui la rete SDSN-MED ha da tempo investito. Il Massive Open Online Course (MOOC) sui sistemi agroalimentari sostenibili del Mediterraneo, fruibile in italiano, inglese, francese e arabo, realizzato in collaborazione con attori privati e pubblici, rappresenta uno strumento concreto capace di rispondere alle esigenze di quella circolazione della conoscenza che sola permette un autentico sviluppo sociale ed economico.