Restano solo tre carcasse sul terreno, sbranate da un branco di lupi. Vitelle da 3 quintali l’una, enormi, che nella notte tra lunedì e martedì scorso hanno subito la ferocia di circa 15 lupi che, insieme ad altri branchi, stanno seminando il panico tra gli allevatori della Maremma. Con le grosse vitelle maremmane muore anche la voglia di lavorare e di investire dell’azienda in località Torre Trappola, all’interno del Parco della Maremma. Sei posti di lavoro a rischio, altrettante famiglie senza più un reddito, che pagheranno il prezzo di queste perdite non più sostenibili. Solo lo scorso anno, sempre in questa azienda, i lupi hanno ucciso 8 animali di grossa taglia. E così in tante altre attività che insistono nell’area del Parco.
“Non si parla più di singoli lupi, ma di veri e propri branchi, feroci, che mettono in pericolo la sussistenza economica dell’azienda e dell’intero ecosistema – è il commento di Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana – Si parla di posti di lavoro che si perdono, di aziende in crisi, è un’emergenza” Gli allevatori non possono neanche chiedere i danni, previsti solo per gli ovini e per chi ha recinzioni anti lupo e cani da guardia. I bovini maremmani, infatti, vivono allo stato brado in uno spazio di ben 600 ettari.
“Gli equilibri sono ormai saltati – continua Neri – è necessario prendere una decisione tra la tutela di una singola specie e l’ambiente circostante, fatto di tanti altri animali e di insediamenti umani. Chi non vive in campagna non percepisce che la bellezza è frutto dell’insieme di un tantissimi fattori che coesistono in armonia: se una specie prevale sull’altra è a rischio l’intero paesaggio. La popolazione dei lupi è in evidente crescita, come la loro aggressività. E’ una situazione cha va gestita e anche urgentemente da tutte le realtà e le istituzioni competenti, senza paura e buonismo, ma con buon senso”.