Sono 799 le imprese agricole under 35 nella provincia veronese, in lieve flessione rispetto alle 814 del 2018, anno che aveva segnato una ripresa rispetto all’anno precedente.
Una diminuzione in linea con il trend dell’ultimo decennio, secondo i dati della Camera di Commercio di Verona aggiornati a fine settembre 2019, considerato che dal 2011 al 2019 il numero delle imprese agricole condotte da giovani sono calate del 6,5 per cento, passando da 855 a 799. Un dato che se da un lato rispecchia la contrazione delle imprese agricole scaligere, scese dalle 17.483 del 2011 alle 15.537 del 2019, dall’altro fotografa anche la difficoltà di fare impresa dei giovani, dovuta a molteplici fattori, compreso il delicato passaggio di mano delle tenute agricole dai fondatori alla generazione emergente.
Di questo si parlerà nel convegno “Il passaggio generazionale in concreto”, organizzato dai giovani di Confagricoltura Verona, sabato 1 febbraio alle 10.30 nella sala Puccini di Veronafiere, nell’ambito di Fieragricola. Ad aprire la giornata sarà Giulio Manzotti, presidente giovani di Confagricoltura Veneto e di Piergiovanni Ferrarese, presidente dei giovani di Confagricoltura Verona. Seguiranno gli interventi di Andrea Carlini, di Anga Mantova, Alberto Tealdi, presidente della commissione agricoltura dell’Unione giovani dottori commercialisti, Alessandra Caputo, già presidente dell’Unione giovani dottori commercialisti di Mantova e di Elena Accorroni, responsabile fiscale di Confagricoltura Verona, su aspetti fiscali e normativi in materia. In chiusura le conclusioni di Pietro Spellini, presidente dei pensionati di Confagricoltura Verona e Francesco Mastrandrea, presidente nazionale dei giovani di Confagricoltura.
“Secondo i dati nazionali di Unioncamere un’impresa giovanile su tre chiude i battenti nei primi cinque anni di vita e di queste quasi la metà non supera il biennio – sottolinea Piergiovanni Ferrarese -. Eppure ai giovani piace ancora fare impresa, anche se crescono le difficoltà. La realtà è che, quando riescono a superare la fase di avvio, i giovani under 35 sono più resistenti rispetto agli altri imprenditori. Perciò bisogna cominciare a parlare, più che di ricambio, di patto generazionale, vale a dire di un’integrazione tra generazioni, che renda i giovani protagonisti, tenendo però conto del ruolo dei loro parenti, padri, nonni, con i quali continuare ad amministrare le aziende. Solo in questo modo si potrà fermare l’emorragia delle imprese agricole, che porta solo un’azienda su dieci a sopravvivere alla terza generazione, mentre la percentuale delle imprese che supera il primo passaggio generazionale varia tra il 25 e il 31 per cento. Il tema del passaggio generazionale io l’ho toccato con mano pochi mesi fa, quando ho lasciato di mia volontà il precedente lavoro, che mi vedeva impegnato nella direzione commerciale di un’azienda veronese, per ritornare nell’impresa di famiglia. Ora lavoro al fianco di mio zio, nell’azienda vitivinicola di famiglia. Lavorare con lui è una grande occasione: posso portare idee e strategie nuove, senza rischiare di intraprendere strade già battute che magari mi porterebbero all’insuccesso e a un’inutile spendita di tempo e risorse”.
“Bisogna smettere di rincorrere immagini fiabesche di giovani che da zero si inventano il mestiere dell’agricoltura – rimarca Giulio Manzotti -, cercando invece di sostenere chi fa già impresa e deve competere con un mercato sempre più aggressivo e globale. A nostro avviso la Regione Veneto dovrebbe cercare di indirizzare fondi e finanziamenti a progetti seri, già in essere, in modo da incrementare le possibilità di crescita, continuando però a sostenerli nel tempo senza abbandonarli dopo il periodo di primo insediamento. La mission dei giovani di Confagricoltura è quella di formare e sostenere i giovani imprenditori, incentivando un’agricoltura capace di guardare al futuro, nel rispetto delle tradizioni e che grazie alla redditività possa essere economicamente sostenibile”.