Allevatori padovani in allarme all’indomani del sequestro di 9 tonnellate di carne suina dalla Cina, intercettate dalla guardia di Finanza di Padova, che erano destinate alla ristorazione.
La peste suina si propaga infatti velocemente e, anche per una sola partita di carne importata, il rischio di contagio per gli animali è altissimo. Nel Padovano si concentra il 17% degli allevamenti veneti, che sono 9.800, di cui la stragrande maggioranza a conduzione familiare, con in carico poco meno di 3.000 capi (dati di Veneto Agricoltura 2018).
“Ringraziamo la Guardia della Finanza per la tempestività dei controlli e tutte le forze dell’ordine per il lavoro di sorveglianza che stanno facendo – sottolinea Rudy Milani, presidente degli allevatori suini di Confagricoltura Veneto -. Li sproniamo a continuare così e a fare il massimo per controllare la merce in arrivo, perché se qualche partita contaminata riuscisse a entrare nel nostro territorio sarebbe una debacle. Il settore vale 202 milioni di euro in Veneto e, dopo un decennio di difficoltà, da pochi mesi si sta risollevando, con quotazioni schizzate in alto anche grazie alla grande richiesta di carne dovuta al divieto di export di carne suina dalla Cina. La peste suina, che non ha conseguenze sulle persone, è estremamente contagiosa per gli animali di allevamento e quelli selvatici come i cinghiali, di cui il Veneto abbonda. Da mesi abbiamo sottolineato a livello ministeriale l’emergenza, sottolineando anche a livello regionale che si lavori per un contenimento della popolazione dei cinghiali. Ricordiamo che la peste suina è già giunta in Europa e attualmente i contagi hanno colpito allevamenti in Polonia e in Paesi dell’Est europeo, a poche decine di chilometri dai confini tedeschi”.
“I cinghiali nel Padovano non sono solo una calamità per le colture e un rischio per le persone, ma anche portatori sani della peste suina – aggiunge Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. Nel Parco dei Colli Euganei il problema resta ancora aperto, come dimostrano i danni alle colture e i dati sugli incidenti del 2019. La nuova gestione pare sia più attenta e intenda continuare con le catture anche nei quattro mesi invernali: tra novembre e dicembre sono stati rimossi 226 animali, contro gli 81 di novembre del 2018 e nessuna cattura di dicembre. Un cambio di marcia importante, che ci auguriamo riesca finalmente a contenere la popolazione degli ungulati”.
Il numero di allevamenti veneti al 31 dicembre 2018 (dati Veneto Agricoltura) si aggira intorno alle 9.800 unità, di cui la stragrande maggioranza a conduzione familiare (circa 7.700 unità) con in carico poco meno di 3.000 capi. Gli allevamenti con finalità da reddito sono 1.885, con 633.000 capi censiti nell’ultimo controllo. Le province dove si concentra la produzione sono Verona, che detiene circa un terzo del totale, seguita da Treviso (20%) e Padova (17%). Quindi Rovigo, Vicenza e Venezia.