La Croazia, che fino a giugno avrà la presidenza del Consiglio Ue,è il Paese ospite di Fieragricola 2020, manifestazione internazionale dedicata in maniera trasversale all’agricoltura,in programma a Veronafiereda oggi e fino a sabato1 febbraio. Il ministro dell’Agricoltura della Croazia, Marija Vučković, presente all’inaugurazione della rassegnaannunciagli obiettivi e i temi che verranno affrontati nel semestre.
Ministro Vučković, qual è il bilancio agricolo per l’anno 2019 in Croazia?
«Nel 2019 sono previsti indicatori relativamente buoni della produzione agricola, in particolare cereali,mentrequellazootecnica dovrebbe darerisultati migliori nei comparti di carnesuina e agnello. È probabile che la produzione di carne bovina sia pari o inferiore al livello dell’anno scorso e che quelladi pollame sia stabile».
Quali sono gli ultiminumeri dell’agricoltura croata?
«La Repubblica di Croazia è tradizionalmente autosufficiente nella produzione di cerealie in quelladi semi oleosi.Nel 2019 gli iscritti al registro degli agricoltorierano 170.561: il 96,7%rappresentaaziende agricole familiari, pari a 164.935. Oltre a queste, 2.234 attività commerciali, 2.828 aziende, 360 cooperative e 204 entità nella categoria “altre forme organizzative”sono state impegnate nell’attività agricola.Rispetto al 2018 il numero di agricoltori iscritti al registro è aumentato dell’1,7per cento.I terreni agricoli utilizzati nel 2019 sono 1,14milioni di ettari,con un incremento di12.631ettaririspetto al 2018, l’1,1% in più».
Si discute del futuro della Politica agricolacomune2021-2027. Cosa spera la Croazia mentre presiede il Consiglio dell’Uenei primi sei mesi del 2020?
«La presidenza croataintende garantire il maggior numero possibile di progressi nelle discussioni sul pacchetto di riforme proposto per la futura Pac, al fine di raggiungereun accordo politico a livello degli Stati membri. Le ex presidenze hanno svolto un lavoro straordinario nel chiarire una serie di disposizioni, sebbene vi siano ancora questioni che devono essere ulteriormente discusse, ad esempio i dettagli relativi al nuovo modello di consegna oall’architettura verde. Più importante, tuttavia, sarà l’esito dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale (QFP), che deve essere concordato prima che il pacchetto di riforma della Pacpossa essere concluso. Pertanto, qualsiasi ritardo nei negoziati sul QFP inciderà sul nostro piano per quanto riguarda la futura Pac».
Ritiene che gli Stati membri dovrebbero contribuire maggiormente al bilancioeuropeo dopo la Brexit e con i disegnidell’Uedi sostenere altre politiche oltre all’agricoltura?
«Riteniamoche il bilancio della Pacdovrebbe rimanere almeno al livello attuale. Sostenendo il settore agricolo, infatti,sosteniamo anche obiettiviimportanti per altre politiche dell’Unione europea. In futuro, inoltre,si prevede che questo settorecontribuiràancora di più all’ambiente e alle azioni per il clima, sia attraverso misure specifiche mirate che attraverso finanziamenti. Il Green Deal europeo riconosce che una transizione verso un’economia neutrale in termini di emissioni è molto costosa. Pertanto, per raggiungere tali obiettivideve essere disponibile un bilancio adeguato».
Il greening, così come concepito nell’attuale Pac,non ha prodotto i risultati desiderati. Ma i cittadini chiedono una politica agricola più verde e più sostenibile. Cosa suggerisce?
«Dobbiamo guidare il dibattito tenendo conto della situazione reale e non parteciparvi sotto l’influenza delle emozioni. Inostri agricoltori devono attuare un numero crescente di norme a tutela dell’ambiente e conformarsia regolepiù rigorose con ogni riforma della Pac.La maggior parte del finanziamento dell’azione per il clima nell’Ueproviene infatti proprio dal bilancio della Pac.Secondola proposta della Commissione europea, nel periodo 2021-2027,il 46% della spesaclimatica totale dell’Ueproverrà dalla Pac. Allo stesso tempo, l’agricoltura contribuisce all’emissione di gas serra percirca il 10%. Chiaramente, l’onere dello sviluppo di un’Unioneeuropeapiù sostenibiledeve essere sostenuto anche da altri settori,che producono il 90% delle emissioni,non solo dall’agricoltura».
Qual è la posizione della Croazia in merito alla rinazionalizzazione delle politiche di mutua agricoltura? In quale misura un processo di declinazione su scala nazionale si rivelerebbe utileper le aziende agricole di ciascuno Stato membro?
«La Croazia accoglie con favore il maggiore grado di flessibilità previsto per la futura Pac. Ciò è necessario a causa delle diverse condizioni negli Stati membri dell’Uee consentirà alle autorità nazionali di adattare meglio le misure della Pacalle esigenze dei loro settori agricoli. Allo stesso tempo, dovranno comunquecontribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni dell’Ue, che è un modo adeguato per garantire che la Pacrimanga una vera politica comune dell’Unione europea». La cosiddetta «Area Balcanica»sta mostrando interesse per l’Unione europea.
Pensa che alcuni di questi Stati potrebbero iniziare il processo di adesione all’Ue?
«Ilprocesso di adesione è stato uno dei punti più importanti sollevati durante la sessione di ottobre del Consiglio europeo. Tuttavia, i leader purtroppo non sono stati in grado di trovare una soluzione. Come Stato membro più giovane, siamo consapevoli della massima importanza di questo processo di adesione ai paesi candidati dell’Europa Sud-Orientale. Gli sforzi dell’Albania e della Macedonia settentrionale devono essere riconosciuti, pertanto la presidenza croata darà la priorità a queste questioni decisive. Speriamo che ci siano discussioni costruttive e progressi positivi, tenendo conto di tutte lesfide interne che deveaffrontare l’Unione europea».
Spopolamento rurale e rinnovo generazionale in agricoltura: qual è la situazione in Croazia e come possiamo incoraggiare i giovani imprenditoria rimanere nel business?
«Questi sono grandiproblemi in Croazia, che stiamo cercandodi affrontare con una serie di misure, sia nazionali che comunitarie. Ci sono incentivi per i giovani agricoltori all’interno della Pac, ma non sufficienti. Dobbiamo garantire che l’agricolturasia riconosciuta come un’attività redditizia e che le aree rurali offrano un tenore di vita che attiri i giovani. Questo è un compito che va oltre la politica agricola: devono essere trovatesoluzioni di lunga durataalivellofiscale ed economico».
Gli agricoltori sono attualmente sotto attacco da parte di cittadini che richiedono una maggiore responsabilità aziendale, soprattutto nella produzione di alimenti di qualità, con tracciabilità garantita e il minor impatto ambientale possibile.
«Il nostro ruolo di responsabili delle politiche nei settori agricolo e alimentare è quello di garantire alimenti sicuri per i consumatori, motivo per cui unenorme organo legislativoin materia di sicurezza alimentare è stato sviluppato a livello di Ue. La tracciabilità dei prodotti alimentari è parte integrante di questa legislazione. I possibili miglioramenti di questa politica saranno oggetto della nuova strategia “Farm to Fork”,che la Commissione europea pubblicherà durante la presidenza croata».
Quale messaggio per l’Europa agricola potrebbe essere lanciato da Verona?
«L’agricoltura sta affrontando molte sfide e, inoltre, ci sono aspettative dal settore agricolo da parte della società, alle qualidobbiamo rispondere. La riforma della Politica agricola comune, attualmente discussa in Europa, dovrebbe fornire soluzioni a tutte queste sfide. Ma vorremmo che l’agricoltura non fosse solo percepita come un problema. L’Europa è riconosciuta in tutto il mondo per i suoi numerosi prodotti alimentari di alta qualità e le sue famose tradizioni culinarie. Su questa buona base possiamo sviluppare ulteriormente l’agricoltura come settore di successo e prospero».