L’amarone è uno dei migliori biglietti da visita dei vini italiani nel mondo, protagonista di primo piano di quel successo dell’export tricolore che ha in Veneto la prima regione d’Italia, che nel corso del 2018 ha battuto ogni record nell’esportazione di bottiglie di pregio realizzando un valore complessivo di oltre 1 miliardo e mezzo di euro, pari ad un terzo dell’intero export nazionale. Del resto il Veneto è la regione che vanta nel settore dei vini il maggior numero di etichette a denominazione d’origine (ben 53), di cui 14 Docg, 29 Doc e 10 Igt.
Un successo, quello della viticoltura a denominazione d’origine – ha fatto notare l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan della Regione Veneto partecipando alla presentazione dell’anteprima 2016 del più famoso tra i rossi della Valpolicella – che affonda le proprie radici nella sapienza e nelle capacità dei viticoltori e degli enotecnici, in particolare quelli veronesi. Ma che ha alle proprie spalle anche l’importante azione di supporto che la regione Veneto, negli anni, ha svolto e continua a svolgere a favore dei viticoltori e della promozione dei vini veneti all’estero.
Lo scorso anno, ha ricordato l’assessore, la Regione Veneto ha finanziato, nell’ambito del programma nazionale di sostegno al comparto vitivinicolo, interventi per quasi 48 milioni di euro. “Con la misura ‘investimenti – ha dettagliato l’assessore – nel corso del 2018 sono state finanziate 330 domande (tutte quelle ammesse) per un importo di 14,2 milioni di euro. Con la misura dedicata alla ristrutturazione e riconversione vigneti sono state ammesse a contributo 1.108 aziende per una superficie di 1.961 ettari, per un aiuto complessivo pari a 17,8 milioni. Per la promozione dei vini veneti nei paesi terzi la Regione ha sostenuto 49 progetti per un totale di 14,6 milioni di euro”.
Si tratta di un aiuto consistente e strutturato nel tempo – ha concluso l’assessore – che la Regione ha messo in campo per difendere la competitività del primo vanto dell’agroalimentare italiano, icona del ‘Made in Italy’ nel mondo, e renderlo ‘resiliente’ alle incertezze dei mercati mondiali, alle prese con le incognite determinate dalle sanzioni, dal ritorno dei protezionismi daziari e dagli effetti insondabili della Brexit”.