Parliamo di biodinamica con due agronomi (Alessandro Cantarelli e Francesco Marino su “I Tempi della Terra”) che appartengono alla generazione di quando non esistevano lauree brevi e crediti di vario titolo; quando per superare gli esami si doveva esclusivamente studiare (e non poco). Prendono avvio per la loro indagine da quanto riportato alla voce “Metodo biodinamico”, paragrafo dedicato all’agricoltura biologica del capitolo dedicato agli ecosistemi agricoli ne “L’AGRONOMIA per conservare il futuro”, ultima edizione (2012), del testo universitario del prof. Luigi Giardini. Da oltre quarant’anni ad ogni successiva edizione, significativo riferimento per tutti i tecnici agrari dopo l’essere stato il testo universitario di riferimento per il corso di Agronomia generale.
Ebbene scorrendo vi si legge: “Si ispira alle concezioni filosofiche di
Rudolf Steiner (inizi secolo scorso) poi sviluppate da Ehrenfried Pfeiffer, che postulano e tengono in grande considerazione gli influssi astrali sull’uomo, sull’ambiente e sulla vita delle piante. Raccomanda l’uso di preparati particolari (…), che avrebbero funzioni più o meno specifiche di difesa, fertilizzazione, stimolo della crescita e dello sviluppo dei vegetali. I modi a dir poco singolari, prescritti per l’ottenimento e l’uso degli stessi sono conseguenza di un atto di fede e non di un ragionamento tecnico basato sulla conoscenza scientifica. Ciò nonostante, continua ad avere una discreta diffusione”.
Già, diffusione, sicuramente crescente a livello mediatico (su quella di superficie, infinitamente minore, se ne è già occupato diffusamente il sito Agrarian Sciences, ed interessanti approfondimenti sono riportati in questo numero). Perché il calo nel numero di addetti in agricoltura, anche grazie agli innegabili progressi assicurati dalla scienza e dalla tecnica che ne è derivata (maggiori derrate in quantità e qualità), ha determinato l’affacciarsi di nuove figure portatrici di interessi (vere e proprie lobby), che con le agricolture “alternative” alimentano un vero e proprio business (anche per l’aspetto economico del fenomeno, si rimanda alle fonti sopracitate).
Metodo biodinamico comunque oggetto di ulteriori indagini in ambito scientifico, in quanto fino ad oggi le pochissime pubblicazioni attendibili e disponibili sull’argomento, non hanno dimostrato per questo metodo produttivo particolari evidenze (Pisante e Stagnari, 2013; Bressanini, 2016).
Il perché di considerevoli dubbi sulla scientificità di tale metodo si cercherà di evidenziarli nelle righe che seguono, sulla base di documenti storici universalmente riconosciuti dalla comunità accademica. Che come ogni ricerca, non escludono ulteriori approfondimenti. Tuttavia mai come in questo caso, la trattazione della dimensione storica dei fenomeni, risulta essere di fondamentale aiuto nella comprensione dei processi che li hanno accompagnati.
In questa non esaustiva disamina, si inizia con il VII° volume dell’Agrarian Sciences in the West di Antonio Saltini (2015), cap. XVIII° (A Horror of Chemicals: the Teaching and Theories of Alternative Agricolture), anche in ed. italiana, con l’autore che nel trattare i rapporti esistenti tra pseudoscienza ed occultismo, tra l’altro precedentemente sviluppati dallo stesso autore nel libro “L’Orto dell’Eden” (1988), introduce lo studioso in quello che è il credo predicato da Rudolf Steiner, il veggente tedesco fondatore dell’antroposofia, la dottrina “che la materia dell’innumerabile messe di opuscoli e saggi impone di includere nell’antico, inesauribile fiume della letteratura occultistica, teosofica, magica e cabalistica, un genere che dall’inizio dell’arte della stampa ha arricchito gli stampatori a spese di chi da una formula esoterica attendeva salute, denaro e amore”.
Il Saltini attinge direttamente dal volume del grande matematico ed instancabile divulgatore scientifico Martin Gardner, dedicato ai fondatori delle più stravaganti dottrine pseudoscientifiche degli ultimi cento anni. Steiner viene descritto come l’alfiere di una nuova dottrina della verità, nel riportarne il profilo della logica delle sue elucubrazioni, quindi l’ansia di circondarsi di una scuola che è, insieme, setta religiosa e ditta commerciale. Ed ancora dal Saltini: “(…) il pullulare di teorie pseudoscientifiche che precedette ed accompagnò, in Germania, il trionfo del nazismo, i cui gerarchi, Adolf Hitler tra gli altri, professarono dottrine antropologiche cariche di valenze esoteriche, astrologiche, satanistiche, le dottrine “scientifiche” che portarono ai campi di sterminio, che più di uno dei sodali del Führer componeva alla familiarità con pratiche occulte, ed inverosimili regimi vegetariani, motivate con le più colorite elucubrazioni biologiche.
(…) Steiner non era agronomo, era un maestro di occultismo avventuratosi sul terreno agrario per premiare la devozione di alcuni adepti impegnati in attività agricole”.
Chi erano poi questi adepti lo si vedrà nel seguito e, la serie di otto lezioni intitolate Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura, sono del 1924.
Si inizia quindi a descrivere in quale contesto è maturata la
pseudoscienza che pretende di sostenere ad esempio, pescando a caso tra gli speciali preparati che vanno numerati dal 500 al 508, che una vescica di cervo ripiena di speciali fiori in putrefazione sarebbe in sé l’accumulatore di influssi cosmici maggiormente funzionale, ovvero l’analoga efficacia mostrata da un cranio bovino ripieno di cortecce marcescenti.
L’importante è non sbagliare la fase lunare che precede l’allestimento ed il successivo utilizzo dei suddetti accumulatori di energie astrali e raggi cosmici, che applicati alle piante o direttamente al terreno, assicurerebbero un insieme di benefici legati sia all’aumento della fertilità intrinseca, che alla protezione delle piante agli agenti dannosi. Assicurando il successo nei raccolti, con metodologie in parte sconosciute all’agronomia classica, quali sono tali preparati, il risultato sarebbe che i prodotti ottenuti essendo energizzati e privi di qualsiasi residuo chimico, avrebbero proprietà particolari non rinvenibili nei comuni prodotti agricoli non ottenuti col metodo biodinamico.
Nel gennaio 2018 esce la prima edizione italiana de “I mostri di Hitler”, sottotitolo “La storia soprannaturale del Terzo Reich” dello storico americano Eric Kurlander. Una trattazione esauriente su quella che è definibile come una vera e propria attrazione del nazismo per le scienze occulte, quindi sulla diffusione nella Germania che precedette la presa al potere di Hitler (1933), di teorie pseudoscientifiche (altrimenti definite come “scienze di confine” o del “reincanto”), quali astrologia, frenologia, chirologia, medianismo e radioestesia, solo per citarne alcune.
Di questo volume composto da oltre 400 pagine, devono aggiungersi inoltre poco meno di 200 pagine di soli rimandi bibliografici: una misura significativa dello sforzo di ricerca compiuto dal professore della Stetson University, ma che attesta significativamente il grande valore dell’opera. Il Kurlander descrive la nascita e la successiva diffusione di dottrine quali la teosofia, l’antroposofia, l’ariosofia; le stesse che dettero origine alle pseudoscienze quali l’agricoltura biodinamica (che prende origine appunto dall’antroposofia). Dalla lettura di quest’opera si ha la conferma che dalle scienze di confine presero origine una serie di discipline di dubbia accademicità, che si presumeva allora che spiegassero come manipolare le forze esoteriche o soprannaturali, le quali andavano al di là della comprensione della scienza ufficiale.
Sempre Kurlander: “Per quanto possa sembrare paradossale, il fascino delle religioni indiane, la difesa dei diritti degli animali, il vegetarianesimo, l’avversione alla vaccinazione” –malvagia pratica!e Steiner fu un acceso antivaccinista-, quindi l’emancipazione sessuale furono oltretutto temi importanti anche nei circoli völkisch-esoterici e in seguito in quelli nazisti. Così come la “riforma della vita” (Lebensreform) sposava “una serie di stili di vita alternativi, tra cui la medicina naturale ed erboristica, il vegetarianesimo, il nudismo e comunità rurali autosufficienti”.
Viene descritto il ruolo centrale, per la diffusione della biodinamica nella Germania nazista, che in quel terreno culturale trovò l’humus migliore, in primo luogo dal gerarca Rudolf Hess (colui che tentò nel 1941 alla vigilia dell’attacco all’Urss ed attraverso un volo in Scozia, di arrivare ad improbabili patti con l’Inghilterra. Morì ultranovantenne in circostanze misteriose nel carcere di Spandau). Così come il favore che incontrò in gerarchi quali il ministro dell’agricoltura Richard Walther Darrè e Otto Ohlendorf dell’SD. Quindi i fondi assicurati per le sperimentazioni e la diffusione della stampa antroposofica grazie ai favori dello stesso Heinrich Himmler (capo supremo delle polizie naziste) e di Reinhard Heydrich, il numero due. Si apprende incredibilmente che “nel 1936 l’agricoltura biodinamica era così ampiamente accettata tra i nazisti di tendenze esoteriche che le piste di atletica per le Olimpiadi estive di Berlino furono trattate biodinamicamente, il che valse al regime grandi lodi”. Ma si rimane esterrefatti nell’apprendere del lavoro dell’ufficiale SS Franz Lippert sovraintendente alla piantagione biodinamica di Dachau. Ma d’altra parte sia Alwin Seifert che era l’esponente di punta dell’ecologia nazista, che Oswald Pohl il responsabile dei campi di concentramento –riporta sempre Kurlander-, erano ferventi antroposofi.
E che dire del
Movimento (o Lega) degli Artamani, fondato nel 1924 da Georg Kenstler e ben descritto sempre dallo storico americano nel suo libro. Tra gli aderenti il futuro ideologo nazista Alfred Rosenberg, lo stesso Himmler (che assumerà in quel movimento la qualifica di Gauführer, ossia capo distretto per la Baviera) ed il futuro comandante di Auschwitz Rudolf Höss.
Nel 1926 si legge, contavano circa seicento membri che lavoravano una sessantina di fattorie perlopiù nella Germania orientale, secondo i principi steineriani, ben difficile è il non ravvisare singolari analogie e coincidenze con gli adepti di cui parlava il Saltini, perseguendo l’armonia tra sangue, suolo e cosmo.
Trovano riscontro le stesse persone, luoghi e concetti anche nel saggio “Ecofascismo: lezioni dell’esperienza tedesca” di Janet Biehl e Peter Staudenmaier (1995).
Sono parecchi anni che è uscita l’autobiografia del Comandante di Auschwitz, ristampata in edizioni successive per i tipi di Einaudi, scritta da Höss quando appena dopo la guerra si trovava in carcere, in attesa dell’esecuzione per crimini di guerra e contro l’umanità.
Viene quindi confrontato il contenuto (per gli inevitabili collegamenti), con quanto riportato dal Kurlander. E’ infatti nel capitolo V° “Dopo il rilascio. Dagli Artamani alle SS” che il contadino e camerata Höss descrive la comunità di giovani intenti “ad abbandonare la vita malsana, disgregatrice e superficiale delle città (…), per ritornare ad un modo di vivere più sano, anche se duro, più conforme alla natura, in campagna”. In quel periodo conobbe pure la sua futura moglie.
Nei capitoli successivi, egli menziona la fattoria di Raisko, nei dintorni di Auschwitz, con i relativi campi sperimentali: una delle imprese agricole delle SS, Istituita dal dott. Joachim Caesar che nel 1942 era stato nominato da Himmler responsabile di tutta l’attività agricola svolta dai prigionieri di Auschwitz. Stazione sperimentale ricordata anche per la sperimentazione sul Taraxacum kok saghyz (dente di leone kazako), per l’ottenimento della gomma. La ricerca storica ed agronomica dovrebbe appurare quale tipo di sperimentazione veniva condotta sulle particolari colture sperimentali (a partire dalle piante medicinali), della rete di coltivazioni all’interno dei campi di concentramento (Meotti, 2014), quindi se vi siano state analogie con la stazione biodinamica di Dachau. Questi testi insomma (a parte l’autobiografia di Höss che comunque serve come parziale riscontro ai fatti e alle notizie riportate dagli storici), restituiscono all’antroposofia e all’agricoltura biodinamica una origine che ben poco a che vedere con la pratica del metodo scientifico, tipico delle scienze propriamente definite.
Anzi risulta che siano state rispettivamente dottrina e pseudoscienza nella Germania nazista.
Sulla scorta di queste evidenze storiche, per la comprensione del fenomeno risulta di ulteriore interesse quanto riportato nel capitolo “Biodinamica: esoterismo nei campi”, all’interno del testo “Le bugie nel carrello” di Dario Bressanini (prima ed. 2013), nel quale viene ben descritta l’agricoltura biodinamica ma anche i limiti che ne deriverebbero, per ascriverla come particolare tipologia di agricoltura derivata dalla scienza agronomica. Scrive infatti Bressanini: “Il metodo scientifico serve per ridurre al minimo, e se è possibile eliminare, la possibilità di arrivare a conclusioni errate nell’osservazione di un fenomeno (…), perciò è essenziale che lo studio sperimentale sia concepito in modo corretto. E’ per questo motivo che i racconti aneddotici non sono accettati (…)”.
Quindi prosegue: “Perché certe pratiche irrazionali hanno seguito? Forse il motivo è da ricercare nel bisogno dell’uomo occidentale di riscoprire una dimensione spirituale.
Molto più banalmente, tali pratiche possono essere usate come segno di distinzione commerciale. (…)”.
In conclusione, alla luce di questo breve excursus storico ed agronomico, appare pertanto un affronto alle Istituzioni accademiche ma anche alla Costituzione italiana, il fatto che Atenei quali il Politecnico di Milano (novembre 2018) e la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze (novembre 2019), riconoscano all’antroposofia e quindi all’agricoltura biodinamica quella dignità storica e scientifica appartenenti alle scienze agrarie propriamente dette, patrocinando ed ospitando convegni sull’agricoltura steineriana. Nel dovere scegliere tra agronomia ed antroposofia, non dovrebbe sorgere alcun dilemma: si sta dalla parte della scienza. Steiner e Pfeiffer avevano provato a fondarne una nuova, ma si è poi visto come è andata a finire.
Intanto si terrà a Firenze dal 27 al 29 febbraio il 36esimo Convegno internazionale di agricoltura biodinamica con il patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare; Regione Toscana; Comune di Firenze; Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli Studi di Firenze; Fondo Ambiente Italiano.
Immagini del Work shop “Agroecologia per l’agricoltura biologica” svoltosi alla Scuola di Agraria– Università degli Studi di Firenze il 15 novembre 2019, III SESSIONE: AGRICOLTURA BIOLOGICA E BIODINAMICA. Il 29 febbraio 2020 nel corso della terza giornata del 36° Convegno Internazionale dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, si terrà una giornata dimostrativa presso Azienda Agricola Sperimentale di Montepaldi dell’Università di Agraria di Firenze. Foto F. Marino.
ALESSANDRO CANTARELLI Laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Piacenza, con tesi in patologia vegetale. Dal febbraio 2005 lavora presso il Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca di Parma (STACP), della Regione Emilia Romagna (ex Servizio Provinciale), dapprima come collaboratore esterno, successivamente come dipendente. E’ stato dipendente presso la Confederazione Italiana Agricoltori di Parma. Ha svolto diverse collaborazioni, in veste di tecnico, per alcuni Enti, Associazioni e nel ruolo di docente per la formazione professionale agricola. Iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali ed alla FIDAF parmensi.
FRANCESCO MARINO Dott. Agronomo e Zootecnico (UniFI). E’ stato direttore CAA Copagri di Firenze e Presidente UGC CISL Provincia Fi/Po e di Copagri Toscana, organizzazione sindacale che tutela gli interessi della aziende agricole aderenti all’UGC CISL, UIMEC UIL e UCI. Attualmente è Presidente dell’Associazione AgronomiperlaTerrA e docente di Biotecnologie Agrarie.
LINK Agricoltura biodinamica. Ecco chi era Rudolf Steiner, il santone della antroposofia
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