E’ un inizio di 2020 che presenta molte incertezze per il mercato del riso in Italia. Se, da un lato, i prezzi di molte varietà appaiono in calo rispetto allo scorso anno, in particolare per i tradizionali risi da risotto Arborio e Carnaroli, dall’altro, note non positive giungono anche dal commercio estero.
I dati sui primi dieci mesi del 2019 confermano, infatti, la crescita delle importazioni (+37% rispetto allo stesso periodo del 2018) e, al tempo stesso, la riduzione dell’export (-6,5%). Spicca in particolare il calo delle spedizioni italiane di riso lavorato dirette nel Regno Unito, con un -26% in volume e un -15% in valore. Un calo che colpisce il terzo mercato di sbocco per l’export di riso lavorato made in Italy dopo Francia e Germania e che giunge peraltro dopo la crescita che nel 2017 (+31%) e 2018 (+2,1%) aveva caratterizzato l’export italiano diretto Oltremanica.
E’ quanto emerge dall’analisi sul mercato risicolo realizzata dalla Camera di Commercio di Pavia in collaborazione con BMTI.
Il calo delle esportazioni ha coinvolto tutte le categorie di riso, con un -17% per le quantità esportate di riso semigreggio, un -12% per il riso greggio e un -5,1% per il riso lavorato. A determinare la crescita delle importazioni è stato invece il boom degli arrivi di riso greggio, di fatto raddoppiati rispetto al periodo gennaio-ottobre 2018 (+94%), e riso semigreggio (+76,6%).
Sul fronte dei prezzi, dopo i segnali positivi emersi tra ottobre e novembre, in apertura dell’attuale annata, le ultime settimane del 2019 e l’avvio del 2020 hanno mostrato un rallentamento dei prezzi del Carnaroli e, soprattutto, dell’Arborio, le due tradizionali varietà impiegate nei risotti. Nel complesso, il prezzo dell’Arborio accusa a gennaio una flessione di oltre il 20% rispetto allo scorso anno mentre il Carnaroli perde un 10%. E negativa è anche la variazione per il Thaibonnet, tipologia di riso Indica utilizzata per contorni e nella cucina asiatica, i cui prezzi attuali cedono il 10% rispetto ad un anno fa. Per contro, appaiono in crescita i prezzi del Baldo (+7% rispetto ad inizio 2019), sostenuti dalla domanda proveniente dalla Turchia, e del S. Andrea (+14%), varietà che nell’attuale annata ha registrato un ulteriore disinvestimento delle superfici.