“Ieri mi ha telefonato Trump per dirmi che il vino era escluso dalla lista dei dazi Usa ed ho aspettato stamani per darvi la buona notizia”. Marco Remaschi, assessore regionale all’agricoltura, inizia con una boutade il suo intervento alla tavola rotonda “La vision 2030 della Toscana del vino: mercati, enoturismo e innovazione” che ha inaugurato la Settimana delle Anteprime 2020 (dal 15 al 22 Febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze).
Una notizia accolta con evidente soddisfazione dai produttori vitivinicoli toscani per i quali gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di riferimento. E a proposito di mercati internazionali, Remaschi giudica positivamente la proposta dei Consorzi di inserire la parola “Toscana” nell’etichetta dei vini, per aggiungere valore ad un prodotto già molto apprezzato e conosciuto in tutto il mondo.
Nell’invitare a non creare un clima eccessivamente preoccupato intorno al Coronavirus, considerata l’importanza dell’export verso la Cina, Remaschi ha sottolineato come i produttori siano proiettati verso il futuro investendo, innovando e facendo programmazione. “Alcuni problemi non mancano – ha continuato – ma sono sicuro che facendo squadra e mettendoci al lavoro tutti insieme potremo trovare le soluzioni più adeguate per superarli”.
Remaschi ha poi parlato di enoturismo, “un abbinamento, il vino con il turismo, che in Toscana è naturale e lo dimostra il fatto che la Toscana è stata la prima Regione italiana ad approvare una legge specifica in questo ambito. Una normativa che offre grandi opportunità, non solo per lo sviluppo turistico ma anche, ad esempio, per la possibilità di fare vendita diretta da parte dei piccoli produttori”.
“I numeri dicono che la Toscana è una regione che punta sulla qualità”, ha continuato l’assessore Remaschi, citando i dati Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare). “Sono 58 i riconoscimenti tra Dop (52) e Igp (6) che interessano la produzione regionale, che si attesta per quanto riguarda la vendemmia 2019 a 2,6 milioni di ettolitri; dei circa 59mila ettari del vigneto toscano, ben 56mila risultano destinati a denominazioni certificate, per una percentuale del 96%, che supera di gran lunga la media nazionale del 62%. Traducendo i volumi in valore, limitatamente ai vini Ig, la produzione imbottigliata vale complessivamente quasi un miliardo di euro: 793 milioni di euro circa per le Dop e 168 milioni per le Igp. Una scelta di qualità confermata dalla richiesta di mantenimento delle superfici esistenti da parte dei Consorzi, che hanno preferito dunque lavorare sul livello qualitativo, già altissimo, investendo ad esempio sull’innovazione”.
Remaschi, legandosi al titolo del convegno, ha poi ipotizzato la Toscana del vino nel 2030. “Sono convinto – ha concluso – che riusciremo ancora a crescere e ad affermarci sui mercati internazionali, dove vedo grandi prospettive, specialmente nei paesi asiatici e per riuscirci è necessario che la Toscana si proponga unita. Trovo molto interessante la proposta che arriva da molti Consorzi di inserire nell’etichetta dei vini, in bella evidenza, la parola “Toscana”, una regione conosciuta in tutto il mondo come sinonimo di qualità, di bellezze artistiche e ambientali che aggiungerebbero valore al prodotto messo in commercio”.
Infine Remaschi ha invitato le aziende vitivinicole a continuare ad investire nell’innovazione, anche grazie ai fondi comunitari. “Dal 2000 il 50% dei vigneti toscani è stato ristrutturato con una contribuzione Ocm (l’organizzazione comunitaria del mercato vitivinicolo) di 234 milioni di euro e sempre grazie ai fondi provenienti dall’Europa, circa 75 milioni di euro, è stata fatta promozione”.
“Insomma – ha concluso l’assessore Remaschi – sono sicuro che gli imprenditori hanno le carte in regola per affrontare le sfide del futuro, da qui al 2030, sapendo di poter contare sul sostegno convinto della Regione, sul mercato interno ed internazionale: non è un caso che la Toscana da qualche anno sia ai primissimi posti per il livello di esportazioni di vino in tutto il mondo”.