Nei comuni lodigiani classificati “zona rossa” ci sono cinque aziende agromeccaniche, a Vo’, il comune padovano in quarantena, nessuna.
Le cinque aziende lodigiane hanno adottato ogni misura atta a prevenire, per quanto possibile, il rischio contagio e collaborano con i militari posti ai confini dell’area di contenimento. Tuttavia sono stretti in una morsa.
La loro attività è dimezzata, potendo svolgere lavorazioni agromeccaniche solo sui terreni all’interno della zona rossa. Alla perdita di commesse e di fatturato, si aggiungono altre due difficoltà. I dipendenti residenti al di fuori della zona rossa non possono raggiungere il luogo di lavoro, inoltre, in caso di cambiali o rate dei mutui in scadenza, la chiusura delle banche rischia di mettere in gravissima difficoltà le aziende.
L’attività si era fermata già in autunno a causa delle piogge abbondanti, poi è arrivato l’inverno. Solo nei giorni scorsi, grazie alle belle giornate, i contoterzisti avevano ripreso a lavorare con continuità. “Occorre preparare i terreni per la semina, spargere il liquame, trasportare il digestato degli impianti di biogas e fra non molto iniziano i trattamenti fitosanitari, operazione che un terzista deve eseguire su tre o quattro province per rientrare dall’investimento in un trampolo”, spiega il presidente di UNCAI Aproniano Tassinari. “Chi è riuscito a spostare le macchine fuori dal comune prima che fosse posto in quarantena, riesce a portare avanti l’attività impartendo indicazioni ai dipendenti per telefono, ma si trova nella situazione di non poter usare il gasolio agricolo”, prosegue Tassinari che chiede di tutelare le aziende agromeccaniche garantendo dei varchi sicuri tra zona rossa e gialla per gli operatori agromeccanici.