Nell’Italia che non si ferma, nel pieno dell’emergenza coronavirus, c’è il mondo dell’agricoltura – come stabilito anche nell’ultimo DPCM dell’11 marzo – sempre in prima linea. Perché grazie al lavoro quotidiano degli agricoltori italiani (anche loro a rischio contagio, ricordiamolo) possiamo continuare ad avere cibo sulle nostre tavole in un paese paralizzato.
E nella produzione primaria sono impegnati non sono solo gli agricoltori, seppur fra mille difficoltà, o i contoterzisti e gli operai agricoli assunti nelle varie aziende, ma ci sono i tecnici agricoli, i dottori agronomi ed i dottori forestali, che devono continuare ad operare nei campi per non vedere vanificato un lavoro programmato nel tempo, nonché gli sforzi economici delle aziende agricole, evitandocosì danni ancor più grandi.
«Penso agli agrumeti, in fioritura, ma anche ai frutteti, ai vigneti, agli ortaggi, alle colture da pieno campo in genere» sottolinea Corrado Vigo, dottore agronomo catanese e consigliere del Conaf (Coordinatore del dipartimento Sicurezza, Prevenzione e Gestione delle emergenze e degli effetti dei cambiamenti climatici).
«Ai problemi di spostamento delle persone si aggiunge questo – commenta Vigo -. La produzione primaria non può fermarsi, non solo per evitare ulteriori danni, ma per continuare a far sì che il cibo possa continuare a sfamarci. E noi dottori agronomi e dottori forestali continuiamo a prestare il nostro servizio nelle campagne, con le precauzioni che l’emergenza sanitaria mondiale, ormai non più solo italiana, ci impone».
Un ruolo dunque importante, centrale, per i professionisti della produzione agroalimentare anche nel clou di questa emergenza sanitaria: «Oggi ringrazio tutti, ma proprio tutti, i miei colleghi che in questi giorni continuano a svolgere il proprio lavoro – conclude Corrado Vigo – e chiedo alle forze dell’ordine, che presidiano il territorio e verificano coloro che si spostano per lavoro, di tener conto che la nostra categoria è in questo momento indispensabile».