“In vista delle imminenti festività pasquali, durante le quali tradizionalmente si hanno le quantità maggiori di consumo di carni ovicaprine, chiediamo al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e all’assessore regionale all’agricoltura Francesco Fanelli di adoperarsi per intervenire a sostegno del comparto, in sofferenza a causa della pandemia del COVID-19, o cosiddetto Coronavirus, che ha contribuito sensibilmente alla contrazione dei mercati”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme Basilicata, che riunisce le federazioni regionali di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che stima per la prossima Pasqua un calo delle vendite superiore al 25%, con un invenduto di circa 25mila capi in tutta la Regione e ripercussioni maggiori sugli allevamenti di piccole e medie dimensioni, che rappresentano la spina dorsale del comparto regionale.
“Alle difficoltà legate alla contrazione dei mercati, dovuta alle misure restrittive che hanno portato al blocco della circolazione e alla chiusura di tutto il canale Ho.Re.Ca., si aggiungono quelle derivanti dall’import di prodotto estero e dal concomitante calo dei prezzi riconosciuti agli allevatori; ad oggi, il prezzo della carne viva di agnello si aggira tra i 2,50€ e i 2,90€ al chilogrammo, pari a circa la metà delle quotazioni del medesimo periodo dello scorso anno”, fa notare Agrinsieme Basilicata, chiedendo interventi che garantiscano, nell’ambito del Psr Basilicata 2014-2020, una immediata liquidità agli allevamenti.
“In ragione di ciò, chiediamo alla Regione di attivarsi sulla falsa riga di quanto recentemente fatto per il comparto lattiero-caseario, per il quale è stato previsto un aiuto straordinario e immediato agli allevatori per il mancato ritiro del latte alla stalla. Le proposte che abbiamo avanzato in occasione della recente riunione del tavolo verde sono sostanzialmente tre: il ritiro del prodotto finalizzato alla donazione agli indigenti; l’erogazione di un contributo pari al differenziale tra le quotazioni attuali, crollate in seguito al drastico calo dei consumi, e quelle dello scorso anno; l’individuazione di risorse utili a consentire agli allevatori di mantenere gli agnelli e venderli in un secondo momento”, conclude il Coordinamento regionale.