Il vino delle colline fiorentine è stato affossato dal Coronavirus. Le aziende che lavorano con la ristorazione – ormai chiusa da due mesi – stanno registrando una contrazione delle vendite dei almeno il 70 per cento.
Un po’ meglio è la situazione per chi ha rapporti con la Grande distribuzione, ma solo le aziende più strutturate ne hanno accesso. A sottolinearlo sono una trentina di aziende vitivinicole della provincia di Firenze, che questa mattina si sono ritrovate nella video conferenza di Cia Toscana Centro, insieme ai tecnici Cia e al presidente Sandro Orlandini, al direttore Lapo Baldini, al presidente di Cia Toscana Luca Brunelli e a Francesco Sassoli, tecnico Cia regionale. Fra le proposte le aziende toscane non prendono in considerazione la vendemmia verde e neppure la distillazione, vogliono continuare a puntare sulla qualità e fare squadra. Una strada percorribile è quella del diradamento verde.
La vendemmia verde – ovvero la distruzione praticamente totale dei grappoli non ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa della relativa superficie viticola – non piace ai viticoltori fiorentini perché non permette di fare qualità. Bocciata anche la proposta fatta a livello nazionale di un piano per la distillazione volontaria per contrastare la crisi.
«Il modello del vino delle provincia di Firenze, ma anche della Toscana in generale – sottolinea Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro – è impostato sulla qualità e così vogliamo andare avanti, anche per affrontare il post emergenza che dovrà vedere questo settore compatto e con le idee chiare. Per questo più che alla vendemmia verde siamo favorevoli al ‘diradamento verde’ che può abbassare le rese ma in modo mirato e garantendo così lo sviluppo dei grappoli migliori ed elevando la qualità».
Fra le proposte, inoltre, quella dell’istituzione di una Banca del Vino che possa permettere uno stoccaggio che eviti speculazioni dei prezzi delle produzioni vitivinicole e che permetta alle aziende di riscuotere subito l’80 per cento del valore e il saldo nel momento della vendita. Intanto però – sottolinea Cia Toscana Centro – servirebbe una maggiore apertura anche da parte del sistema cooperativo ad altri mercati e non solo alla Gdo.
«Le aziende del vino – conclude Luca Brunelli, presidente Cia Toscana – hanno mostrato la necessità di una grande coesione da parte dell’intera filiera: singoli produttori, associazioni, consorzi di tutela ed istituzioni. Sarà necessario fare squadra e fare promozione del vino toscano, promuovendo non solo il prodotto ma l’intero territorio».