Chiusa la Fase 1, è già tempo di bilanci per l’agricoltura. Il quadro è a tinte contrastanti, con perdite – in tutto il Paese – per il settore agrituristico di un miliardo di euro e con l’incognita che attanaglia il settore horeca (l’industria dei servizi alberghieri e legati alla ristorazione, ma anche ai bar, ai caffè, alle pizzeria e ai i ristoranti, quindi all’universo che gravita attorno ai cibi e alle bevande).
«L’agricoltura non si è mai fermata – spiega Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto – ma soprattutto all’inizio abbiamo subìto costi più alti sull’approvvigionamento di materie prime, conseguenti al fatto che i vettori, a causa del blocco di numerosi settori, non sempre sono riusciti a garantire il pieno carico ai TIR sia all’andata che al ritorno».
Un report dell’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) segnala alcune note positive. «C’è stata una esplosione del “delivery” (la consegna a domicilio), con un più 160% rispetto all’anno scorso. La crescita è stata limitata non dalla effettiva domanda – che sarebbe stata ben più alta – ma dalla capacità di soddisfarla. Si registra anche un cambio delle preferenze d’acquisto dei consumatori, che hanno virato dai prodotti stoccabili agli ingredienti per cucinare (uova, farina, olio, lievito, mozzarella, ecc.). Infine la tenuta del vino, soprattutto però di gamma media o bassa».
La Fase 2 si apre con alcune questioni irrisolte. «Sia il report Ismea che il contatto con i nostri associati convergono: per l’ortofrutta il problema più grosso è quello dell’organizzazione della manodopera, anche al di là della sanatoria di cui parlano la ministra dell’Agricoltura Bellanova e quella dell’Interno Lamorgese. Nel settore lattiero caseario sono i dubbi sull’export a generare preoccupazione, oltre che evidenti cali di prezzo. Per la filiera del vino, registriamo due situazioni; da una parte le aziende che lavorano con la GDO hanno proseguito le attività e le vendite; dall’altra, quelle che hanno come destinazione prevalente il canale horeca hanno visto azzerati ordini e pagamenti».
Ed è proprio il canale della somministrazione a preoccupare di più. «Tra la perdita pressoché totale dei flussi turistici interni ed esteri – conclude Passarini – il lockdown a Pasqua, Pasquetta e tra i due ponti del 25 aprile e del 1° maggio, la cancellazione delle visite delle scuole nei circa 1.500 agriturismi italiani, che sono anche fattorie didattiche (e 300 sono in Veneto), è possibile ipotizzare che per il 2020 la perdita del settore ristorazione possa aggirarsi nel complesso attorno al miliardo di euro, somma destinata a crescere se non ci saranno istruzioni certe per l’avvio della stagione turistica estiva».