Prima la regolarizzazione dei migranti contro il parere di tutti i soggetti agricoli interessati, adesso l’Ocm vino promozione disattendendo le richieste della filiera inviate in una lettera alla ministra. Il titolare del dicastero delle Politiche agricole Teresa Bellanova sta facendo campagna elettorale in Puglia a spese del settore agricolo e di tutti quegli imprenditori che sudano sangue per portare alto il nome del Made in Italy nel mondo.
Se i migranti regolarizzati potranno un giorno avere diritto al voto – e la Puglia è una delle regioni più interessate – sicuramente è sempre la regione Puglia tra le più interessate alla distillazione del vino che toglierà risorse alla promozione del vino italiano nel mondo.
Solo sei giorni fa nella sua conferenza stampa di presentazione del “decreto rilancio” il premier Conte parlava di “… imprenditori in assoluta incertezza sul futuro: un grido d’allarme che non ci è mai sfuggito…” ed è proprio partendo da questo condivisibile assunto che non si comprende che partita stia giocando il Ministro Bellanova sul fronte del settore della vitivinicoltura italiana che da anni rappresenta uno dei fattori chiave del successo del made in Italy nel mondo. Un settore nel quale l’Italia vanta un grande patrimonio enologico di grande qualità e che negli ultimi anni, nonostante i momenti economicamente non facili attraversati, si è sempre dimostrato un comparto molto dinamico, consolidandosi come la prima voce dell’export agroalimentare e con un fatturato in costante crescita.
Per questo motivo non si comprendono le dinamiche con le quali si muove il Ministro che continua a frustrare le legittime aspettative di migliaia di produttori/esportatori del vino italiano di qualità che da mesi attendono semplici emendamenti di un decreto, peraltro recante una firma non sua, (la mia) volti a sbloccare investimenti promozionali del vino italiano nel mondo, al momento bloccati a causa del Coronavirus, per oltre 200 milioni di euro con il 50 % a carico degli stessi imprenditori, con un costo totalmente a carico della UE e a zero impatto per le finanze nazionali.
Appare , quindi, francamente incomprensibile la logica che guida l’operato del Ministro, con la compiacenza di alcune Regioni che nell’ottica probabilmente di salvaguardare i propri interessi elettorali si è prima battuta per la regolarizzazione dei migranti da impiegare in agricoltura e oggi si adopera, anima e corpo, per attivare la misura della distillazione, attivando una evidente “speculazione”, alimentata dalla situazione emergenziale venutasi a creare a seguito della pandemia da COVID-19, a danno degli esportatori ed utilizzando specularmente la stessa per operare una rimodulazione finanziaria del Piano nazionale di sostegno vino e per rastrellare i famosi 50 milioni di euro occorrenti per finanziare i costi della stessa.
Infatti, il problema è che la strategia del ministro mira a reperire le risorse per finanziare la distillazione, riducendo drasticamente il plafond destinato alla promozione del vino italiano nel mondo, sia per il 2020 (giocando sulle economie rinvenienti dal mancato utilizzo delle risorse già assegnate e di fatto, come detto, bloccate per l’inerzia dello stesso ministro) come anche per il 2021 con la conseguenza di rischiare una grave perdita di competitività del vino italiano nel mondo.
Sicuramente, sostenere le ragioni e gli interessi di centinaia di migliaia di produttori che hanno conferito le proprie produzioni alle cantine sociali che a loro volta, oggi, alla vigilia della prossima campagna vendemmiale, si trovano con i propri magazzini stracarichi di produzioni invendute e la necessità, quindi, di liberare spazio per le imminenti nuove produzioni, darà maggiore visibilità pre-elettorale al ministro, rispetto all’esigenza di tutelare gli interessi di migliaia di micro, piccole, medie e grandi imprese che da anni solcano oceani e territori per valorizzare le proprie produzioni e che grazie al loro operato, supportato dall’unione europea, sono riusciti dal 2011 ad oggi a fare crescere del + 45 il valore del nostro export.
Un risultato che ancora non ci avvicina ai nostri cugini d’oltralpe, ma sicuramente ci ha collocato nel gradino sottostante del podio che va assolutamente difeso e migliorato ma che certamente non si tutela con una politica miope volta a salvaguardare gli interessi personali e di partito, compromettendo e sacrificando l’immagine dei vini italiani di qualità a vantaggio delle produzioni qualitativamente più scarse. Un rischio che rischieremmo di pagare amaramente nell’imminente futuro.
Lo dichiara il già Ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio