Un bracciante di origini indiane a Latina è stato prima licenziato, perchè si era permesso di chiedere mascherine e dispositivi di protezione mentre lavorava, e poi massacrato di botte dall’imprenditore che lo sfruttava per la raccolta, perché voleva essere pagato.
Sono questi i motivi per cui sono convinta che la battaglia per la regolarizzazione sia stata una battaglia giusta. Perché la mascherina mentre si lavora, i guanti, gli strumenti di protezione e prevenzione del virus sono un diritto. La sicurezza è un diritto. La salute è un diritto. Avere un lavoro con orari e paga dignitosi è un diritto. Poter vivere in condizioni di vita umane è un diritto. Dove lo Stato non è presente, dove si insinua il caporalato, questi semplici diritti sono negati e migliaia di uomini e donne sono costretti a rimanere invisibili. Sono orgogliosa di poter dire che questa volta lo Stato ha scelto di esserci e di restituire a queste persone i loro diritti e la loro dignità.