Uno scossone in piena regola arriva a scuotere la primavera del cda del Consorzio agrario di Siena e Arezzo destinato a lasciare segni, se non nell’immediato, in un futuro molto prossimo.
Quantomeno in vista di due importanti scadenze, quella dell’approvazione del bilancio 2019 da parte dell’assemblea dei soci in programma a fine mese e quella, ancora più importante, del rinnovo delle cariche elettive tra circa otto mesi. La spallata è arrivata da Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana dopo l’approvazione da parte del Cda del Consorzio presieduto da Alessandro Cinughi de’ Pazzi, del nuovo piano industriale quinquennale e del bilancio 2019. Due provvedimenti su cui la rappresentanza gialla in seno al consiglio si è addirittura spaccata votando con tre consiglieri su cinque contraria.
I due atti sono così passati con 12 voti favorevoli (5 Confagricoltura, 5 Cia e due Coldiretti) e 3 contrari (Coldiretti). Ma il doppio strappo si era già consumato l’8 maggio scorso quando, il consiglio, aveva invece bocciato la proposta portata in dote da Coldiretti di entrare a far parte del Cai, la società dei Consorzi agrari d’Italia che avrebbe consentito al Consorzio – secondo Coldiretti – “di intraprendere un percorso di riorganizzazione aziendale, mettendo a comun denominatore esperienze diverse e molteplici sul territorio nazionale”. Otto a sette la conta dei voti con la proposta bocciata. “Il Consiglio di amministrazione ha fatto una scelta diversa e noi prendiamo atto della contrarietà di Cia e di Confagricoltura basata a nostro avviso su motivazioni politiche e non economiche” hanno fatto sapere i berretti gialli nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi. Difficile, tuttavia, da pensare che Cia e Confagricoltura potessero sposare in toto l’ingresso in una società consortile e forti tinte gialle. Tant’è e il dado è tratto.
A Siena si sta consumando l’ennesimo scontro, da qualunque parte la si legga, sulla presunta conservazione di autonomia di un territorio in cui di autonomo è rimasto ben poco. Secondo gli ultimi dati pubblici disponibili, dal 2012 al 2018, la perdita del Consorzio senese è stata di circa 15 milioni di euro con un calo del fatturato pari al 30 per cento, passato da 130 milioni a 90 milioni di euro. Una situazione di oggettiva difficoltà a cui il nuovo piano industriale dovrà comunque provare a dare delle risposte. E proprio il nodo della tipologia delle risposte è quello che più scalda gli animi in questa querelle. Nei giorni scorsi il presidente Cinughi de’ Pazzi si era lasciato andare a considerazioni sulla stampa circa possibili valutazioni di immobili considerati strategici come la sede di via Pianigiani, nel cuore della città o di alcune tra le agenzie più importanti. Indirizzi che, secondo quanto si apprende, sarebbero invece scomparsi dal piano delle alienazioni più spostato su asset non ritenuti strategici ma comunque in grado di far monetizzare per poter rientrare delle esposizioni con banche, mutui e fornitori.
In questo quadro chi si tira fuori è proprio Coldiretti. “Per far fronte all’indebitamento, con il nuovo piano industriale, potrebbe arrivare un piano di dismissione del patrimonio immobiliare e strategico dell’ente e se questo accadrà, non vogliamo essere corresponsabili di un percorso che non riteniamo in linea con lo sviluppo delle nostre aziende” ha detto Filippi. “Come è già successo in un passato recente, Siena potrebbe trovarsi a dover fare i conti con la perdita di un pezzo di storia importante del territorio: dopo la Banca Monte dei Paschi, il Consorzio Agrario. Con tutte le ricadute economiche ed occupazionali conseguenti. Per un senso di fraintesa senesità si rischia di lasciare deperire una delle realtà economiche più belle del territorio”.