“Il testo del disegno di legge sulla semplificazione in agricoltura allarga ulteriormente il solco fra gli agricoltori e le altre imprese che operano nel contesto agricolo”.
Così si esprime il presidente di Cai, Gianni Dalla Bernardina, riguardo al testo deliberato, forse con un po’ di leggerezza, dalla commissione Agricoltura e ora in discussione in aula.
“E’ costituzionalmente possibile che una parte minoritaria degli agricoltori (meno di 1/3 delle aziende censite) possa agire in barba al codice civile ed alle norme fiscali, quando altri imprenditori sono soggetti ad oneri superiori al 60%, solo perché paga – o dovrebbe pagare – i contributi agricoli”, aggiunge il vice presidente Sandro Cappellini.
Alcuni passi del ddl sono alquanto controversi, come la solidarietà “ex lege” fra soci di associazioni (non meglio precisate), o l’esenzione fiscale per qualunque attività non agricola svolta nelle aree montane, senza distinguere quelle che godono di un Pil pro capite ben superiore alla media nazionale.
Una formula, questa, davvero creativa: invece di combattere l’evasione, la si legalizza, almeno per pochi fortunati.
In un momento in cui ci si dovrebbe aspettare senso di responsabilità e concretezza, alla luce dei costi che la ripresa comporterà per tutti settori dell’economia, si gioca ancora una volta allo scaricabarile, caricando sulle spalle dei contribuenti soggetti a reddito d’impresa le inefficienze di settori cronicamente malati di assistenzialismo.