Primi timidi segnali di ripresa per la pesca italiana. Nonostante l’emergenza Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento, a partire dal mese di giugno sono iniziati i primi segnali di ripresa per il settore ittico con il ritorno di quotazioni più stabili e un livello della domanda nella norma grazie anche alla progressiva riapertura del settore della ristorazione.
Nei mesi del lockdown prodotti freschi in calo Con l’inizio dell’emergenza sanitaria ad inizio marzo, però, l’attività di pesca in Italia è stata bloccata a causa della scarsa domanda di prodotti ittici freschi dovuta alla chiusura delle attività di ristorazione, delle mense e degli alberghi. Durante i primi tre mesi dell’emergenza (marzo, aprile e maggio) si è registrata una flessione degli sbarchi del -40% circa rispetto ai rispettivi mesi del 2019. Da quanto emerge dal report sul settore ittico realizzato da BMTI, il calo è stato osservato per tutte le principali specie sbarcate ma soprattutto per acciughe, sardine e vongole. Altrettanto pesante è stata la diminuzione dei consumi di prodotti ittici freschi, crollati a marzo del 30% in volume e del 29% in valore rispetto allo stesso mese del 2019. Inoltre, la riduzione della domanda è stata accompagnata da un aumento degli acquisti di prodotti ittici surgelati, trasformati e conservati (+22%). Tale andamento ha trovato conferma anche nel calo delle importazioni italiane di prodotti freschi nelle prime settimane dell’emergenza sanitaria (-18,7%), causato anche dal crollo del turismo. La bassa attività di pesca e la diminuzione della domanda hanno comportato anche il fermo dell’attività da parte di operatori presenti nei mercati ittici all’ingrosso, dove le quotazioni hanno mostrato un andamento altalenante nella prima parte del trimestre.