Angurie vendute a 1 centesimo al chilogrammo. È la promozione annunciata da Eurospin, per domani, vigilia di Ferragosto, nei suoi punti vendita.
Un’offerta che viene presentata dalla principale catena di discount in Italia come un omaggio alla clientela, specificando che ai fornitori è stato riconosciuto il giusto prezzo, ma che gli agricoltori leggono come l’ennesimo schiaffo della grande distribuzione a chi produce e vede deprezzato il proprio lavoro.
Secondo Giuseppe Caprotti, figlio di Bernardo, il cofondatore di Esselunga, invece le angurie sarebbero state pagate ai produttori dai 20 ai 25 centesimi al chilo, quando il prezzo giusto è superiore ai 31, come ha fatto sapere attraverso Twitter, “contestando” la promozione dell’altro marchio.
“Siamo amareggiati – sottolinea Francesca Aldegheri, referente di giunta per il settore frutticolo per Confagricoltura Verona -. Veniamo già da una stagione difficile per l’ortofrutta, tra l’emergenza Covid che con la chiusura del canale Horeca ha causato una forte riduzione dei consumi e il maltempo primaverile che ha falcidiato parecchie produzioni. Vedere, ora, che le angurie in piena estate vengono vendute a 1 centesimo al chilo ci fa male. È come se alla vigilia di Natale si vendessero i panettoni a 1 centesimo. Non ci dicano che le angurie vengono retribuite comunque al giusto prezzo, perché le promozioni della grande distribuzione vengono sempre scaricate sulla pelle degli agricoltori. Sono anni che l’industria fa il bello e il cattivo tempo, comprando la frutta a prezzi stracciati che spesso non coprono neppure i prezzi di produzione. Le angurie hanno avuto una stagione altalenante anche a causa del meteo e proprio adesso stavamo vedendo una ripresa dal punto di vista remunerativo. Ma questa promozione rischia di sfavorirla”.
Sui social network divampano le polemiche, con commenti al vetriolo delle organizzazioni agricole ma anche di dirigenti dei gruppi agroalimentari, come Giorgio Santambrogio, Ceo del gruppo Vegé, che ha dichiarato: “Questa non è una promozione, ma un insulto ai lavoratori della filiera”. Puntualizza Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona: “Auspichiamo che l’Italia faccia diventare legge al più presto la normativa europea sulle pratiche sleali, nella quale rientra anche la svendita sottocosto, un sistema di marketing utilizzato dalla grande distribuzione che deprime il lavoro degli agricoltori. Il Consiglio dei ministri ha adottato il recepimento della direttiva, ma da mesi si attende che il Parlamento completi il percorso legislativo. La direttiva è una gran de opportunità di restituire il giusto peso e valore ai diversi attori della filiera agroalimentare”.
CIA VERONA – “La mortificazione del lavoro di chi produce beni cosi utili al nostro benessere è l’opposto del concetto di “solidarietà nazionale” che è stato tanto sbandierato durante l’emergenza Covid”. È il commento di Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona, sulla vicenda delle angurie che domani saranno vendute da Eurospin a 1 centesimo al chilogrammo.
“Questa svendita di frutta arriva in un momento dove le aziende hanno dovuto sostenere spese e difficoltà straordinarie a causa del Covid – sottolinea Lavagnoli -. Ricordo che, oltre alle difficoltà legate al reperimento di manodopera, abbiamo assistito anche al crollo dei prezzi dovuto alla pandemia, se pensiamo che, rispetto a un anno fa, le angurie hanno visto il prezzo all’origine crollare del 60 per cento. Ma tutta l’ortofrutta ha subito un tonfo: le zucchine, i meloni e i cetrioli del 50%, le insalate, le melanzane e i fagiolini del 40% e i peperoni del 15%. Angurie, cetrioli, insalate, melanzana, zucchine pagate 20 centesimi al chilo; meloni e pomodori tra i 50 e i 70 centesimi al chilo. Il costo sostenuto dai produttori al chilogrammo, a seconda della coltura, varia tra i 50 centesimi e 1,5 euro al chilo. E ora vediamo che un grosso gruppo di discount svende le angurie a 1 centesimo al chilo? È inaccettabile”.
Lavagnoli ricorda anche che da tempo si assiste a un calo strutturale dei consumi interni dei prodotti freschi, “causato principalmente dall’assenza del flusso turistico, dalla chiusura e ridotta attività di alberghi e ristoranti. Una situazione che rafforza ulteriormente il potere di mercato della grande distribuzione organizzata”. In Veneto la superficie coltivata ad angurie è di 600 ettari.