«I nodi di misure prese senza ponderare le scelte stanno venendo al pettine: e adesso rischiamo il tracollo del settore lattiero-caseario».
Gianmichele Passarini, presidente di Cia Agricoltori Italiani Veneto, lancia l’allarme, dopo le numerose sollecitazioni ricevute dai produttori veneti e nel giorno in cui il prezzo del latte bovino al litro tocca i 32 centesimi.
La chiusura del canale Horeca (febbraio-maggio), il rallentamento delle esportazioni lattiero-casearie non sono state compensate dai maggiori acquisti sui canali retail e questo si è riflettuto sulle quotazioni del latte crudo alla stalla che da febbraio hanno iniziato a calare marcatamente. Il valore della produzione ai prezzi di base del comparto del latte nel 2019 è calcolato dall’Istat in 432 milioni di euro, con una produzione, nel solo Veneto, di un milione e 160mila tonnellate.
Il 2019 era risultato un anno buono, con una media nazionale pari a 40 centesimi al litro e in Veneto a 39 centesimi al litro (Osservatorio latte Ismea, valori al netto di IVA), seppur calante nei mesi finali dell’anno. Il 2020 si era aperto su quotazioni leggermente inferiori, ma comunque intorno ai 39 centesimi al litro.
«Da febbraio – conferma Passarini – con l’inizio del lockdown, si è iniziato a manifestare con evidenza il calo delle quotazioni del latte crudo, per proseguire nei mesi successivi. I valori a maggio in Veneto erano tra i 35-36 centesimi/l, oggi siamo sui 32. Ricordiamo che produrre un litro di latte costa circa 39 centesimi: i produttori quindi lavorano in perdita».
A peggiorare la situazione sono le misure adottate durante l’emergenza Covid. L’articolo 25 del cosiddetto decreto Rilancio (convertito in legge lo scorso 17 luglio) calcola l’ammontare del contributo a fondo perduto confrontando il mese di aprile 2020 con il mese di aprile 2019.
«Ma se i nostri produttori non hanno potuto conferire il latte perché quest’anno la filiera è stata bloccata dal lockdown, pagano colpe non proprie e rischiano di trovarsi senza un euro. Abbiamo detto fin dall’inizio che per l’agricoltura non si può ragionare come per l’industria, nella quale – se fermi una produzione – puoi farla ripartire in qualsiasi momento: il ciclo produttivo agricolo non si può fermare. Avevamo chiesto che per il settore agricolo il calcolo venisse fatto su periodi più congrui, di almeno sei mesi”.
Per i produttori della nostra regione Cia Veneto è riuscita a trovare una piccola ancora di salvezza. «La nostra proposta di recuperare le risorse ancora disponibili nel PSR 2014-2020 è stata accolta: è stata attivata una misura – la cosiddetta misura 21 “Sostegno temporaneo eccezionale nell’ambito del FEASR in risposta all’epidemia di COVID-19” – che mette a disposizione 23 milioni di euro per dare liquidità alle imprese agricole, e in particolare 2000 euro per le aziende casearie. Si tratta di una piccola cifra, ma importante; adesso però occorrono scelte più coraggiose. Per questo – conclude Passarini – ci siamo fatti portatori delle istanze dei produttori veneti con la nostra struttura nazionale, perché arrivino sul tavolo del ministro Bellanova le richieste del comparto lattiero-caseario veneto».