“Sulla proprietà intellettuale in agricoltura va rispettata alla lettera la recente sentenza della Corte di Giustizia nella causa C-176/19 Nadorcott, va fermato ogni tentativo di ‘colpo di coda’ da parte dei breeders che possa penalizzare gli agricoltori”.
E’ forte e chiaro il messaggio lanciato dal comunicato congiunto di Cia Agricoltori Italiani della Puglia e Comitato Liberi Agricoltori di Puglia e Basilicata, nella nota firmata da Sergio Curci, Gie Ortofrutta Cia Puglia, e Lorenzo Colucci, per il Comitato Liberi Agricoltori di Puglia e Basilicata. La vicenda in questione riguarda l’uva da tavola e quella che, in modo un po’ sommario, è la situazione riguardante i ‘brevetti’ sulle diverse varietà.
“La decisione della Corte di Giustizia, nel prevedere in capo al breeder un equo compenso per l’utilizzo della varietà prima che questa sia concessa, conferma l’impostazione originaria sostenuta fin dal 1961, anno di introduzione della Convenzione Upov, e cioè che l’esclusiva del breeder è limitata al pagamento dei diritti di utilizzazione del “materiale di propagazione”, e non del “materiale del raccolto”, hanno spiegato Curci e Colucci. “Sgomberiamo subito il tavolo da qualsiasi possibile equivoco: la Corte di Giustizia ha ragione, la sentenza emessa è da osservare nella maniera più scrupolosa, il livello politico-istituzionale deve attenersi a quanto deciso e non ‘flirtare’ con le grandi multinazionali. Dietro l’insoddisfazione lamentata da molti “breeders”, ed in particolare dei titolari delle varietà di uva apirene che in Puglia costituiscono la quasi totalità della produzione dell’uva da tavola italiana, vi è quindi il convincimento che tale compenso non sia “equo”, e che il limite dell’esclusiva debba quindi essere esteso anche ai frutti. Questo, sia chiaro, è inaccettabile”, hanno spiegato Cia-Agricoltori Italiani Puglia e Comitato Liberi Agricoltori di Puglia e Basilicata.
“Il Tribunale delle Imprese di Bari, davanti al quale sono quotidianamente trattate cause, ha rigettato le domande dei breeders sottolineando l’importante funzione di ordine pubblico alla base della tutela provvisoria così come interpretata dalla Corte di Giustizia. Una modifica, o addirittura una revisione, del Regolamento No. 2100/94, finalizzata ad estendere e allargare l’esclusiva dei diritti dei breeders, o ad evitare le conseguenze che il meccanismo della “tutela a cascata” di cui alla sentenza Nadorcott innesca, finirebbe quindi per alterare significativamente -a danno degli agricoltori- gli equilibri nell’intero settore primario agricolo europeo, soprattutto in un momento in cui l’autorità giudiziaria sta finalmente sbrogliando molte delle matasse interpretative sulle quali sono stati costruiti modelli altamente anti-concorrenziali (i cd. “contratti club”) di sfruttamento dei diritti sui frutti ottenuti da piante e materiale vegetativo già pagato dai rispettivi agricoltori. Per tali motivi, Cia e il Comitato si oppongono a qualsiasi revisione del Regolamento No. 2100/94, sottolineando l’importanza della tutela degli interessi di ordine pubblico e dei limiti così giustificati dalle norme europee, dalle norme internazionali (UPOV) e dai giudici comunitari e nazionali: limiti e principi che purtroppo sono spesso ignorati dalle pratiche dei breeders”.