Le vespe samurai si moltiplicano e divorano interi nidi di cimice.
Succede nell’azienda dell’agricoltore Renato Santi, a Cittadella (Padova), in via San Feliciano 30, che il 18 giugno scorso è stata la prima in Veneto a sperimentare il lancio di vespe samurai. I tecnici dei servizi fitosanitari della Regione Veneto, insieme ai ricercatori del dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, hanno infatti rilasciato nella sua azienda un centinaio di esemplari dell’insetto (100 femmine e 10 maschi, per l’esattezza), che a quanto risulta è il miglior antagonista della cimice asiatica.
Soddisfatto Renato Santi, frutticoltore di Confagricoltura Padova, che conduce con i familiari un’azienda agricola che detiene due ettari di kiwi biologici, oltre a una stalla con vacche da carne: “Sono venuti i tecnici dell’Università, che ogni 20 giorni monitorano l’andamento della sperimentazione- racconta – e hanno visto che le uova sono bucherellate. Le vespe hanno mangiato interi nidi e questo significa che la popolazione della cimice asiatica già l’anno prossimo dovrebbe cominciare ad essere ridotta. Chiaramente ci vorranno un paio d’anni perché si vedano risultati consistenti, però siamo soddisfatti perché vediamo che l’antagonista sta facendo il lavoro atteso. Sicuramente aiuta il fatto che il mio frutteto sia biologico, perché le vespe trovano l’habitat ideale per vivere e moltiplicarsi. Io mi auguro che il progetto funzioni perché negli ultimi quattro anni la cimice ci ha invasi e la produzione è stata ridotta mediamente del 50 per cento. Non abbiamo mai usato antiparassitari, perché noi facciamo frutta biologica. Servono a poco anche le reti, perché le cimici depongono le uova sopra e, quando nascono i piccoli, si infilano dentro. Noi però teniamo duro sul biologico, perché crediamo che sia giusto tutelare la nostra terra e dare un futuro ai giovani”.
“Questa esperienza dimostra che non si può più fare agricoltura senza ricerca – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. È presto per cantare vittoria, perché gli esperti prevedono che serviranno alcuni anni per la diffusione del parassita naturale della cimice asiatica nel nostro ambiente, ma questi primi risultati ci confortano e ci spronano a chiedere sempre di più che la scienza sia di supporto all’agricoltura. Nel frattempo però la cimice anche quest’anno sta facendo danni, in particolare sulla soia, anche se la presenza è ridotta allo scorso anno. Perciò in questo periodo transitorio è necessario che le aziende continuino a impiegare mezzi di difesa con reti di protezione e mezzi chimici efficaci”.