I conti (ancora una volta) non tornano. L’uva da tavola sui banchi della Grande Distribuzione Organizzata a volte costa un occhio della testa, ma agli agricoltori che producono quell’uva vengono riconosciuti prezzi da fame.
Insomma: un prezzo altissimo per i consumatori, uno sempre più al ribasso per i produttori.
La GDO fa sempre e comunque il bello e il cattivo tempo, anche quando decide di proporre il sottocosto: pure in questo caso, però, sono gli agricoltori a farne le spese, poiché la Grande Distribuzione Organizzata impone loro dei prezzi da fame. “E’ un problema che, recentemente, ha messo in evidenza anche il ministro Teresa Bellanova”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani Puglia. “Se alle imprese agricole non è garantita la giusta remunerazione per il loro lavoro e per i loro prodotti, quello che si attiva è un cortocircuito negativo che ha effetti su tutto: mortalità delle aziende, perdita di posti di lavoro, minori investimenti nella qualità dei prodotti, più rischi potenziali per le tasche e la salute dei consumatori”, ha aggiunto Carrabba.
“In pratica, la GDO scarica su produttori e consumatori gli effetti di politiche tese a incrementare sempre di più il proprio fatturato a danno dell’agricoltura e dei cittadini”. Il problema è drammaticamente evidente in tutta la Puglia, la regione che – insieme alla Sicilia – detiene la maggiore quota di produzione dell’uva da tavola di tutto il resto d’Italia. Uva da tavola che viene prodotta da nord a sud in tutte le province pugliesi.
I vigneti, infatti, sono l’altro elemento che, insieme alle grandi distese di uliveti, caratterizza maggiormente i paesaggi della Puglia. Un paesaggio che è bellezza ma anche economia, storia, cultura e racchiude in sé il più grande potenziale di sviluppo sostenibile dei territori pugliesi.
“E’ un problema politico, oltre che di filiera e di mercato”, ha affermato il presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. “Se la politica non interviene con misure, correttivi, regole più stringenti per la GDO e un patto che riequilibri il potere contrattuale delle parti, assisteremo a un progressivo ma sempre più veloce impoverimento del settore vitivinicolo, già sottoposto a prove durissime e drammatiche come gli effetti dell’emergenza pandemica e quelli degli eventi atmosferici estremi. Nelle ultime 24-36 ore, i vigneti di una buona parte della Puglia hanno subito danni rilevanti a causa delle nuove grandinate che si sono abbattute con particolare violenza sulle province di Foggia, Bari e Taranto.
Se la politica europea, assieme ai livelli istituzionali nazionali e regionali non prende coscienza di queste problematiche sarà dura per la Puglia continuare a preservare i livelli occupazionali e il patrimonio d’eccellenza rappresentato dalle aziende vitivinicole che, bisogna ricordarlo, sono anche un presidio irrinunciabile per la tutela degli ambienti rurali e il ripopolamento delle aree interne oggi sempre più minacciate da emigrazione, degrado e furti nelle campagne. Siamo un presidio economico, occupazionale e sociale messo sotto assedio dalle voraci politiche della GDO e da una serie di minacce molto concrete come la concorrenza sleale, le contraffazioni e le agromafie. Questa assurda e ingiusta corsa al ribasso nei prezzi accordati ai produttori può essere mortale per l’agricoltura”, ha concluso Raffaele Carrabba.