Prima la moria delle piante, adesso la cimice. Non c’è pace per i kiwi dell’Alto Padovano, una coltura fino a pochi anni fa molto redditizia in cui le aziende credevano e investivano. Negli ultimi giorni molti frutti stanno cadendo e presentano chiare punture dell’insetto.
Ma non è solo il kiwi a fare le spese del parassita. Anche la soia, in raccolta in questi giorni, sta mostrando le conseguenze degli attacchi, con i semi danneggiati dalle punture.
“Credevamo che quest’anno il problema fosse limitato, perché con le altre colture ci è andata abbastanza bene – sottolinea Matthias Paolo Peraro, referente di Confagricoltura per l’Alto Padovano -. Invece la soia è piena di cimice e sicuramente perderemo un po’ di peso, anche se non tutto il raccolto. Il kiwi ci preoccupa di più. I danni li vedremo alla raccolta, che sarà a fine ottobre, ma già ora si vedono i segni della presenza dell’insetto. Prevediamo il 20-30 per cento di frutti danneggiati, una percentuale comunque minore rispetto a zone del Vicentino o del Trevigiano dove prevedono perdite anche maggiori. Poi però bisogna sommare il raccolto perso a causa della moria, che ha fatto strage di piante soprattutto nella zona di Fontaniva”.
L’anno scorso la cimice aveva attaccato pesantemente il mais, con perdite fino al 50 per cento della produzione soprattutto nei territori tra Este e Monselice. Nell’Alto Padovano, però, ora è soprattutto la soia a prendere piede. “Fino a un decennio fa avevamo al cento per cento mais – spiega Peraro -, soprattutto per l’utilizzo mangimistico a favore delle aziende zootecniche di vacche da latte, che sono il 75 per cento della provincia. Poi alcune stalle hanno chiuso e inoltre le direttive comunitarie hanno iniziato a orientarsi verso la diversificazione delle colture. Perciò molti agricoltori hanno iniziato a piantare soia e anche frumento. Diversificare comporta sicuramente dei vantaggi, peccato però che la cimice rovini la festa”.
Ora si guarda con speranza alla sperimentazione delle vespe samurai a Cittadella, nell’azienda dell’agricoltore Renato Santi, dove in giugno sono stati rilasciati un centinaio di esemplari dell’insetto. Nei due ettari di kiwi biologici le vespe si stanno moltiplicando e stanno già mangiando le cimici, anche se è presto per avere risultati risolutivi: secondo i tecnici della Regione bisognerà attendere un paio di anni.