In occasione del World Pasta Day 2020 Barilla analizza e racconta i nuovi comportamenti dei consumatori, a seguito dell’emergenza sanitaria, partendo dalle evidenze di una ricerca Doxa sul consumo di pasta durante il periodo di lockdown.
In un anno fuori dall’ordinario, in cui tante abitudini si sono modificate, la scelta della pasta come alimento essenziale per la dieta di ogni giorno rimane invariata e anzi i consumi aumentano. La ricerca, commissionata da UIF (Unione Italiana Food) e da ITA (Italian Trade Agency), è stata condotta in 5 Paesi (Italia, UK, USA, Germania, Francia) attraverso interviste realizzate tra il 10 e il 15 settembre 2020 su un campione di oltre 5000 persone, pone infatti il Bel Paese in cima alla classifica per consumo di pasta.
Facilmente conservabile, buona, sana e versatile, durante il confinamento la pasta è rimasta un punto fermo dell’alimentazione per il 98% degli italiani (con un leggero scarto di genere, 99% per gli uomini e 97% per le donne): il 62% degli intervistati ha consumato pasta tutti i giorni o quasi, il 30% tra le 2 e le 3 volte a settimana, il 6% una volta a settimana e solo il 2% meno di una volta a settimana o al mese. Sebbene con percentuali più basse, anche negli altri stati si rilevano consumi interessanti: in Francia l’85% degli intervistati ha consumato pasta almeno una volta a settimana, in UK il 71%, in Germania il 61% e in USA il 53%.
“La pasta è davvero un alimento essenziale per la dieta mediterranea, non solo per la semplicità di preparazione, facile reperibilità e accessibilità da un punto di vista economico, ma anche per le sue proprietà nutrizionali – spiega Elena Tabellini, Vice President Marketing di Barilla – la pasta contiene, infatti, oltre ai carboidrati, anche proteine e fibre ed è in grado di fornire, in associazione ad altri alimenti, il giusto apporto calorico in un pasto completo. Per noi italiani, inoltre, e sempre più per tutto il mondo, la pasta assume quella connotazione di convivialità, familiarità e casa che fa vivere l’esperienza di un pasto, specialmente se condiviso, con un valore ancora maggiore, che va oltre la nutrizione: è l’aspetto sociale e culturale a rendere la pasta l’alimento incredibile che è e ad averla resa la scelta preferenziale degli italiani (e del mondo) durante il difficile periodo del lockdown”.
Il caso italiano
Interessante è la variazione dei consumi nelle diverse aree del Paese durante il confinamento. Si rileva una fidelizzazione completa per il Nord-Est, dove il 100% degli intervistati ha mangiato pasta almeno una volta a settimana, in contrasto con il Nord-Ovest in cui la percentuale, pur restando alta, scende nettamente, al 91%. Centro, Sud e Isole si collocano invece al 98%, in linea con la media nazionale.
A interessare è inoltre il confronto tra i due scenari prima e durante il lockdown. Se il 70% degli italiani afferma di non aver modificato i propri consumi di pasta nel corso dell’emergenza sanitaria, il 28% dichiara invece un incremento nei consumi, a fronte del solo 2% che rileva invece una riduzione. Responsabile di questo aumento è soprattutto la fascia anagrafica centrale della popolazione (35-54 anni), che dichiara per il 38% (10 punti di scarto dalla media complessiva) un aumentato consumo di pasta, in opposizione alla riduzione di consumo degli over 55, che in larga parte (81%) non registrano variazioni nelle loro abitudini alimentari quotidiane.
A livello locale, gli incrementi principali dei consumi di pasta durante il lockdown si registrano nel Nord-Est (28%) e, soprattutto, al Sud e nelle Isole (34%), seguiti dal 25% del Centro Italia e dal 20% del Nord-Est.
La ricerca Doxa mette in luce anche motivazioni e considerazioni alla base di questi trend. La pasta è stata una dei prodotti più acquistati al mondo durante il lockdown, per svariate ragioni: il 56% degli italiani ne apprezza la facilità di conservazione, il 47% ne riconosce la bontà congiuntamente all’importanza di un pasto gratificante nei momenti difficili; il 37% mette in luce gli aspetti nutrizionali, poiché in un momento di emergenza sanitaria è ancor più essenziale consumare cibi sani e privilegiare un corretto stile di vita; il 30%, infine, indica l’apprezzamento generale sul prodotto e il senso di unione e convivialità che lo connota.
A modificarsi nel momento del lockdown è stata anche la relazione delle persone con la pasta. Il 39% degli italiani, grazie al maggior tempo libero, si è dedicato alla preparazione di piatti più complessi; il 34% ha scelto la pasta come base di piatti tradizionali, familiari, considerati adatti al clima di incertezza; il 32% ha sperimentato nuove ricette e metodi di cottura; infine il 21% ha testato nuovi tipi e formati di pasta. Di questi, i preferiti in Italia restano i corti rigati (35%), i lunghi lisci (17%) e i lunghi rigati (16%).
La nuova Pasta Barilla
Consapevole dell’importanza di offrire ai consumatori una pasta di qualità, buona e salutare, ma soprattutto responsabile verso il Paese e i suoi territori, Barilla ha lanciato quest’anno la nuova pasta 100% Grano Duro italiano. Ottenuta a partire dalle migliori varietà di grani duri, adatte alle diverse condizioni climatiche del Paese, è caratterizzata da proprietà nutritive notevoli: alto contenuto di proteine, elevata qualità del glutine, colore giallo dorato e basso contenuto di ceneri (sali minerali).
Partendo da grani duri coltivati all’insegna della qualità e dell’impegno a rispettare il territorio e le comunità locali, Barilla ha studiato una ricetta a regola d’arte. Ha selezionato, innanzitutto, una materia prima eccellente, frutto della selezione e dell’integrazione di quattro esclusive varietà di grani duri[1] coltivate in 13 regioni italiane[2] e ha rivisto le fasi della produzione e adottato processi e tecnologie fondate sul saper fare italiano.
Protagonisti del cambiamento sono i 10 formati[3] principali del brand, coinvolti in un’evoluzione di prodotto che va nella direzione di una pasta più tenace, perfetta per la cottura al dente. Rinnovato anche il packaging delle confezioni, che si tinge di un azzurro brillante – il colore di quel cielo italiano sotto il quale sono coltivati i grani duri selezionati: realizzate in cartoncino in fibra vergine proveniente da foreste gestite in modo responsabile secondo standard certificati e che può essere riciclato interamente nella filiera della carta.
[1] Svevo, Puro e Aureo, coltivati soprattutto nel Centro Sud, e Pigreco, nel Nord Italia.
2 Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Lombardia, Molise, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Piemonte, Campania.
3 Spaghetti N.5, Spaghetti Grossi N.7 e Spaghettoni N.8, che aumentano il proprio diametro; Penne N. 73, Mezze Penne N.70, Tortiglioni N.83, Mezze Maniche N.84, Rigatori N.89 e Linguine N.13, che aumentano di spessore; infine i Fusilli N.98, ridisegnati nella forma.