Soluzioni alternative a quelle previste nel DCPM. Sono quelle che Cia Veneto, in una lettera del presidente regionale Gianmichele Passarini, ha chiesto al presidente Luca Zaia.
A 72 ore dal provvedimento governativo, dopo il primo momento di scoramento, Cia Veneto ha cercato di analizzare con raziocinio la situazione.
“Comprendiamo – scrive Passarini a Zaia – che la situazione sanitaria e di contenimento del virus siano i principali obiettivi della Sua Amministrazione e del Governo. Crediamo però che l’ultimo DPCM metta ulteriormente in crisi molti settori importanti per l’economia, compresa l’agricoltura”. Il rischio, secondo la Confederazione Italiani Agricoltori del Veneto, è che tracolli “la filiera agroalimentare di eccellenza – il Veneto è terra di prodotti di qualità, Doc, Docg, Dop, IGP – e che chiudano gran parte degli agriturismi”.
Passarini ricorda che la produzione agricola non si può fermare, ma non avrà sbocco sui mercati. Tutto il settore dell’Horeca è stato già fortemente penalizzato durante il lockdown, adesso arriva la chiusura alle 18 di ristoranti, bar e trattorie. Lo stop alle 18 penalizza le 1700 strutture agrituristiche venete e questo porterà alla chiusura delle attività, perché difficilmente potranno sostenere i costi di apertura con i soli proventi del pranzo, i cui introiti nei giorni feriali hanno incidenza molto ridotta rispetto a quelli determinati dalla fascia oraria 18-23. La misura del Governo non tiene, inoltre, in nessun conto le garanzie di distanziamento sociale offerte dagli spazi in piena campagna.
“Sappiamo – conclude Passarini – che modificare il DPCM non è di sua competenza, ma le chiediamo di farsi portavoce delle nostre difficoltà con il Presidente del Consiglio, nella speranza che si possano trovare soluzioni alternative: noi ci rendiamo disponibili ad un incontro per sottoporle in modo più dettagliato le nostre preoccupazioni e soluzioni – come per esempio lo spostamento dell’orario di chiusura dei locali alle 23 – che permettano all’agricoltura e alle filiere collegate di sopravvivere. Intanto stiamo lanciando una campagna per spingere le persone a venire in agriturismo a pranzo invece che a cena: Una bella passeggiata in campagna, un pranzo con i prodotti della terra, spazi ampi e sicurezza: sono queste le carte che giochiamo.
E poi, per chi proprio non vuole rinunciare al piacere della cena, c’è sempre la possibilità di ricevere a casa o ritirare per asporto le pietanze preparate dagli agriturismi. Sui siti provinciali della Cia ci sono tutte le indicazioni per trovare quello più vicino a casa propria».