da Agrarian Sciences – di ANTONIO FERRANTE e LUIGI MARIANI
La nascita di una nuova società scientifica
Il 25 settembre scorso, sul numero 29/2020 di Terra e Vita, è apparso l’articolo di Marco Serventi¹ “Una società scientifica anche per la biodinamica” in cui in sostanza si accredita l’idea che il rifiuto della biodinamica espresso da una significativa parte del mondo scientifico sia frutto di un pregiudizio oggi sempre più spesso superato da università in cui la ricerca e l’insegnamento della biodinamica sono già oggi attivi. Al riguardo l’articolista cita varie università straniere (l’università olandese di Wageningen, tutte le facoltà di agraria tedesche, l’università inglese di Coventry, ecc., ecc.) e italiane (le Università di Firenze, Napoli, Bologna, Salerno, Urbino, Catania e l’università politecnica delle Marche).
Nell’articolo si annuncia poi la costituzione di una “società scientifica di scienze biodinamiche” che dovrebbe avvenire, Covid-19 permettendo, in un convegno previsto l 12 novembre 2020 presso il salone del 500 in Palazzo Vecchio a Firenze.
Siamo di fronte a una pseudoscienza
Alla provocazione di Marco Serventi possiamo rispondere affermando che la biodinamica è una pseudoscienza, come la cura Di Bella o il metodo Stamina, sui quali i nostri concittadini hanno alla fine aperto gli occhi. L’agricoltura biodinamica si caratterizza infatti per la presenza di un nucleo pseudoscientifico di tipo esoterico, i cosiddetti preparati biodinamici, il cui uso è obbligatorio, cui si sovrappongono una serie di principi propri dell’agricoltura biologica. Quest’ultima, a sua volta, ammette l’uso dei preparati biodinamici come risulta dal regolamento 834/2007, attualmente in vigore. Lo scopo dei preparati dell’agricoltura biodinamica è quello di far convergere verso il campo coltivato forze terrestri e cosmiche con lo scopo di conservare la fertilità. Per tale scopo Steiner raccomanda ai suoi adepti di diluire pochi grammi di deiezioni bovine fresche, impropriamente indicate come letame, in 100 litri d’acqua e mescolate a mano per un’ora. Un processo analogo è utilizzato per la silice. Il preparato ottenuto viene poi irrorato sul terreno a bassissimo volume con l’obiettivo di accrescere la produzione e la qualità dei prodotti agricoli. Per comprendere il quadro concettuale cui siamo di fronte si leggano i brani tratti dalle lezioni di Steiner del 1924 riporti nei box 1 e 2.
BOX 1 – Brano tratto dalla quarta lezione del corso di agricoltura di Rudolf Steiner – Perché le vacche hanno le corna
Avete mai pensato perché le vacche o certi altri animali hanno le corna? È una domanda importantissima e ciò che la scienza ordinaria ci dice di essa è di regola unilaterale e superficiale. Proviamo quindi a rispondere alla domanda: perché le vacche hanno le corna? [……] La mucca ha le corna per inviare in se stessa i poteri formativi astrale-eterei, che, premendo verso l’interno, sono destinati a penetrare fino all’organismo digestivo.
Proprio attraverso la radiazione che proviene dalle corna e dagli zoccoli, molto lavoro nasce nello stesso organismo digestivo. Chiunque desideri comprendere l’afta epizootica, cioè la reazione della periferia sul tratto digerente, deve percepire chiaramente questa relazione. Il nostro rimedio contro l’afta epizootica si basa su questa percezione.
Così nel corno hai qualcosa di ben adattato per sua natura intrinseca, per rispedire le proprietà viventi e astrali nella vita interiore. Nel corno hai qualcosa che irradia vita, anzi, irradia anche astralità. È proprio così: se tu potessi strisciare all’interno del corpo vivente di una mucca – se tu fossi lì dentro la pancia della mucca – sentiresti l’odore della vita astrale e della vitalità vivente dalle corna. E così è anche per gli zoccoli.
BOX 2 – Brano tratto dalla Sesta lezione del corso di agricoltura di Rudolf Steiner – Le forze cosmiche
Parlando in un senso più ampio possiamo dire che tutte le forze che agiscono sulla terra dai pianeti vicini sono influenzate dalla lavorazione del gesso o del calcare, mentre quella che opera dalla sfera circostante è influenzata dalle lavorazioni di silice. Sebbene le influenze della silice provengano dalla terra stessa, tuttavia trasmettono ciò che proviene originariamente da Giove, Marte e Saturno, non ciò che proviene da Luna, Venere e Mercurio. Al giorno d’oggi, le persone non sono spesso abituate a tener conto di queste cose e pagano per la loro ignoranza. In effetti, in molte regioni del mondo civilizzato è stato pagato un caro prezzo per questa ignoranza delle influenze cosmiche…
La pseudoscientificità dei preparati biodinamici è resa evidente dal fatto che nessuno ha mai osservato o misurato le forze cosmiche che secondo Steiner sarebbero prodotte dai pianeti per essere poi “canalizzate” verso il campo coltivato. Steiner stesso, del resto, non propose mai l’effettuazione di misure, sostenendo che tali “forze” non sono sottoponibili a verifica scientifica e proponendone di fatto l’accettazione fideistica. Più in particolare Steiner afferma che la riproducibilità dei risultati non è necessaria in quanto “la verità può rivelarsi da sé”. In tal senso Steiner fa a nostro avviso una scelta di campo del tutto chiara, rivendicando l’appartenenza della biodinamica al campo delle pseudoscienze e ponendone il nucleo esoterico al di fuori dell’ambito della verifica scientifica. In tal senso i tentativi del mondo biodinamico italiano di accreditarsi come disciplina scientifica organizzando convegni presso sedi universitarie prestigiose (Università di Napoli, Università Bocconi, Politecnico di Milano) e ora creando una “Società di scienze biodinamiche” appaiono a nostro avviso contrari ai principi posti da Steiner e dovrebbero essere sottoposti a critica anzitutto da parte degli stessi biodinamici ortodossi.
In sostanza occorre considerare che la biodinamica fa riferimento ad un ambito del reale che è quello della metafisica, che con il dominio della scienza sperimentale non ha nulla a che spartire. È possibile fondare una scienza su tali presupposti? A nostro avviso no, per cui auspicheremmo che le università italiane ed europee che ospitano insegnamenti di biodinamica spiegassero i reali motivi di una scelta che a noi pare grottesca.
Ricordiamo anche ai lettori che al nucleo pseudoscientifico che caratterizza fin dalle origini il biodinamico sono andate nel tempo sovrapponendosi una serie di pratiche che pseudoscientifiche non sono (trattamenti antiparassitari con rame e altri prodotti la cui efficacia fitofarmaceutica non è in discussione, rotazioni, sovesci, difesa dalle malerbe con scerbature o mezzi meccanici, ecc.). A ciò si somma l’agroecologia, disciplina sviluppatasi nell’ambito dell’agricoltura convenzionale (David et al., 2012; Schaller, 2013) e che oggi viene da più parti proposta come “cavallo di troia” per sdoganare il biodinamico in ambito scientifico.
La sovrapposizione di metodi scientificamente fondati al nucleo pseudo-scientifico originario crea quella “cortina fumogena” in grado di confondere molte persone in perfetta buona fede. Tale cortina fu a suo tempo evidenziata da Karl Popper, il quale osservò che le pseudoscienze tendono spesso a sottrarsi alla falsificazione introducendo concetti sempre diversi e che tuttavia non intaccano il loro nucleo concettuale di base.
Alla luce di ciò, ai biodinamici in buonafede non possiamo far altro che indicare come via maestra per far uscire la loro disciplina dal limbo delle pseudoscienze quella di dimostrare l’esistenza delle “forze cosmiche” e la capacità di parte di organi animali (corna di vacca, vesciche di cervo, pelli di topo, ecc.) di intercettare tali energie e di canalizzarle verso i campi coltivati. Questo potrebbe ragionevolmente essere l’obiettivo fondante di una “società scientifica di scienze biodinamiche”, che dovrebbe perciò farsi carico delle remore della comunità scientifica senza accusarla, come fa Serventi, di pregiudizi a sfondo ideologico.
Prospettive
Nel mondo vi sono tantissime persone che credono nell’oroscopo, nella cartomanzia, a pratiche magiche ed esoteriche. Infatti non c’è da stupirsi se esiste un mercato delle arte magiche, della professione del mago e dell’imprenditoria legate a questo settore (Venturini, 2005). Come si vede dunque il biodinamico è in buona compagnia, il che non toglie che persista il dovere per chi fa scienza di esprimere tutta la propria contrarietà all’introdurre nella università una disciplina che vanta un nucleo esoterico tanto robusto e inattaccabile. Al riguardo sarebbe auspicabile una presa di coscienza del carattere pseudoscientifico del biodinamico sia da parte dei politici che con il DDL 998 sul biologico si propongono di promuovere l’applicazione de biodinamico in agricoltura sia da parte di media come il Corriere della Sera, che troppo spesso si comportano da “cattivi maestri” tessendo le lodi del biodinamico.
ANTONIO FERRANTE – E’ professore associato al dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergie ( UniMi).
LUIGI MARIANI – Agronomo libero professionista, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. Presso la Facoltà di Agraria di Milano insegna Storia dell’Agricoltura dopo essere stato docente a contratto di Agrometeorologia e Agronomia generale.