Riparte all’insegna della sostenibilità il mercato floricolo italiano, che prova a rialzarsi dopo una primavera disastrosa e 1 miliardo di mancati introiti per il calo dei consumi e l’assenza di cerimonie di ogni tipo, determinati dell’emergenza pandemica.
Le giornate dedicate ai defunti potrebbero dare una boccata d’ossigeno al settore florovivaistico, nella ricorrenza tradizionalmente più importante per la commercializzazione del fiore reciso. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, si stimano acquisti green per 7 milioni di italiani, in linea con gli anni passati, mentre si è avvertita nelle ultime settimane una forte contrazione nell’export (-40%, stime Florovivaisti Italiani), a seguito della seconda ondata di Coronavirus che ha portato all’annuncio di nuovi lockdown in Europa.
Il mercato interno sta puntando tutto sulla sostenibilità e vede protagonista di stagione il ranuncolo, fiore con un bassissimo impatto ambientale che fra i produttori nazionali sta soppiantando la rosa, importata ormai al 90% da Kenya, Etiopia e Sud America. Cia si augura che il buon esito delle vendite durante la commemorazione dei defunti faccia da apripista al tradizionale mercato delle stelle di Natale (circa 10 milioni l’anno), senza incorrere in altri lockdown che determinerebbero un nuovo tracollo di consumi per il settore.
La tipicità del ranuncolo è la grande resistenza e la capacità di svilupparsi in campo aperto, senza necessità di serre riscaldate o di costosi trattamenti chimici. Tutto questo riduce i costi di produzione rispetto alla classica rosa e ne ha, così, aumentato l’appeal fra floricoltori e consumatori, che trovano in questa varierà un prodotto di alta qualità a un prezzo, anch’esso, sostenibile: per Cia, la media è fra 50 centesimi e 1,5 euro. Il ranuncolo (ranunculus asiaticus) era detto fiore-ranocchio perché cresceva in prossimità degli acquitrini e giunse da Oriente in Europa all’epoca delle Crociate, dopo essere stato introdotto da Luigi IX di ritorno dalla Terra Santa. Ne esistono diverse specie, che possono essere gialle, arancioni, rosse, rosa oppure bianche: dal millepetali al pratolino, al più famoso success (o clone), che è addirittura un ibrido brevettato, caratterizzato dalle dimensioni maggiori del fiore. La Liguria ha il primato nazionale nella produzione, se ne piantano ogni anno 10 milioni di bulbi su di una superficie di 100 ettari, altri 50 nel resto d’Italia, localizzati fra il distretto di Pistoia e il Napoletano. Caratteristico il processo di vernalizzazione nella sua coltivazione, con il bulbo che d’estate viene messo in celle frigorifere per essere, poi, messo in terra a settembre. Il rapido cambio di temperatura induce una fioritura accelerata, come in una primavera anticipata e li rende pronti per la commercializzazione.
Il florovivaismo rappresenta in Italia il 5% della produzione agricola e si estende su una superficie di 30mila ettari, contando 21mila aziende (100mila addetti), di cui 14mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai. Il comparto vale circa 2,5 miliardi di euro.