Audizione in Commissione Agricoltura oggi per la ministra Teresa Bellanova. Tanti gli argomenti affrontati, su tutti la riforma della PAC.
Signori Presidenti, care colleghe, cari colleghi,
come sapete, il 21 ottobre scorso è stato raggiunto a Lussemburgo in Consiglio l’accordo sui tre testi regolamentari relativi all’intero pacchetto di riforma della PAC post 2020.
Parallelamente, il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sullo stesso argomento nella seduta plenaria del 23 ottobre 2020.
Dopo oltre due anni di lavori, si sono finalmente create le condizioni per un progresso significativo del negoziato, che tutti auspichiamo si possa concludere entro la fine del 2020, in modo da consegnare una base giuridica stabile al mondo agricolo, a partire dal primo gennaio del prossimo anno, anche se la vera riforma entrerà a regime solo dal 1° gennaio 2023.
Nonostante le evidenti difficoltà causate dalla pandemia, la Presidenza tedesca è fortemente intenzionata a giungere velocemente ad un accordo con il Parlamento, attraverso un serrato calendario di riunioni nei “triloghi”, avviati ieri l’altro (10 novembre 2020).
Il lavoro svolto in questi due anni di negoziato ha permesso di apportare una serie di importanti modifiche ai testi delle originarie proposte regolamentari, che costituiscono una buona base di partenza per il negoziato con il Parlamento europeo.
Abbiamo sempre lavorato per una PAC più inclusiva, moderna e fortemente orientata alle nuove sfide, in particolare quelle ambientali e della competitività del settore agricolo e agroalimentare.
L’accordo che abbiamo raggiunto in Consiglio, questi principi li contiene tutti. Una volta approvata definitivamente la riforma, toccherà a noi tradurre questi obiettivi in azioni concrete, a partire dalla definizione del nuovo Piano Strategico nazionale, che dovrà essere presentato alla Commissione europea entro la fine del prossimo anno, e per la cui predisposizione ho intenzione di istituire nei prossimi giorni un Tavolo di partenariato nazionale.
Il Tavolo di partenariato sarà il luogo privilegiato di confronto aperto a tutti i rappresentanti del modo produttivo, istituzionale e della società civile, ai quali sarà chiesto di contribuire attivamente alla predisposizione di un documento di programmazione fondamentale per il futuro del settore e per il contributo che l’agricoltura e l’agroalimentare potranno assicurare alla transizione verde dell’intera economia del nostro Paese.
A questo fine, come ho avuto modo di rappresentare nel corso di recenti audizioni, particolarmente importante sarà anche il contributo allo sviluppo del settore agricolo che sarà assicurato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), i cui interventi, per quanto ci riguarda, sono stati progettati in modo da completare ed integrare quelli del Piano strategico della PAC.
Nella definizione di entrambi gli strumenti, il confronto con il Parlamento dovrà essere costante, perché mai come in questa fase, il Paese non si può permettere di sbagliare nulla, tenuto conto della quantità di risorse a disposizione e dell’importanza della posta in gioco.
Ma torniamo alla PAC.
L’accordo in Consiglio, ma anche la posizione del Parlamento europeo, confermano di fatto l’impostazione della proposta originaria della Commissione, per una riforma che non sarà più basata sui principi di conformità delle regole, ma incentrata sul raggiungimento di obietti strategici fissati dal regolamento.
Una PAC quindi orientata ai risultati e alle nuove sfide della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
In tal senso, molte sono le novità, in particolare nell’ambito del primo pilastro.
In primis, va evidenziata l’introduzione degli eco-schemi, cui dovranno essere destinate almeno il 20% delle risorse dei pagamenti diretti, questo almeno è il punto di equilibrio trovato in Consiglio.
In tale ambito, nel pieno rispetto degli obiettivi da raggiungere, abbiamo preteso venisse assicurato un adeguato livello di flessibilità nelle scelte, in modo da considerare appieno le diverse realtà territoriali.
Inoltre, è stata prevista una clausola di salvaguardia, nel caso di non utilizzo dei fondi assegnati agli eco-schemi, che consente il recupero delle eventuali risorse non utilizzate, da destinare ai pagamenti diretti degli agricoltori.
Una maggiore flessibilità e semplificazione è stata ottenuta anche sulla condizionalità. Gli Stati membri potranno infatti prevedere un set di misure più adattabile alle diverse realtà territoriali; ad esempio, il riso è stato escluso dall’obbligo di rotazione e diversificazione delle superfici, diversamente da quanto previsto dalla proposta originaria della Commissione, obbligo da cui sono esentate anche le aziende con superficie fino a dieci ettari.
Ulteriori elementi di flessibilità sono stati introdotti a seguito dell’accordo di ottobre. Ne cito alcuni: la possibilità di scorporare i costi del lavoro dall’applicazione del capping; l’utilizzo di criteri oggettivi scelti dallo Stato membro nella definizione di agricoltore attivo; l’ampliamento della lista dei prodotti che potranno beneficiare dei pagamenti accoppiati; l’incremento degli incentivi a favore dei giovani agricoltori; l’esenzione dei piccoli agricoltori dagli eventuali tagli della riserva di crisi.
Ma una delle principali novità introdotta nell’impianto della PAC, da noi fortemente voluta, riguarda la possibilità di destinare una percentuale dei pagamenti diretti alla costituzione di un fondo di mutualizzazione da attivare per il risarcimento dei danni subìti dagli agricoltori a seguito di calamità di carattere catastrofale.
Si tratta di un passaggio epocale, perché per la prima volta, a livello europeo, si riconosce il principio che i pagamenti diretti disaccoppiati dalla produzione possano essere destinati al sostegno di misure volte a migliorare la capacità di adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici.
Ora dobbiamo lavorare affinché, nell’ambito dei triloghi, l’importo dei pagamenti diretti da destinare al fondo di mutualizzazione possa essere elevato almeno al 3%, in modo da disporre di un nuovo strumento di intervento da attivare in caso di calamità, che ci consenta, tra l’altro, di affrontare anche una profonda revisione del Fondo di solidarietà nazionale, da tutti auspicata.
Altre importanti modifiche sono state ottenute a carico dei cosiddetti interventi settoriali.
In particolare, per il settore dell’olio di oliva, è stata prevista la possibilità di finanziare anche interventi di carattere strutturale, analogamente a quanto accade per il settore vitivinicolo ed è stato eliminato il vincolo del 5% del valore del prodotto commercializzato, che avrebbe fortemente condizionato la capacità di utilizzazione delle risorse comunitarie.
Un’altra importante novità riguarda il settore vitivinicolo, in particolare l’autorizzazione di nuovi impianti, che consente di utilizzare ancora i vecchi diritti in portafoglio ai produttori.
Per quanto concerne il sistema di etichettatura dei vini, sarà possibile indicare in etichetta unicamente i valori nutrizionali, con rimando ad un sistema “off line” della lista degli ingredienti.
Per quanto riguarda le richieste delle Regioni, fortemente preoccupate del ruolo loro attribuito dalla riforma, pur nel contesto programmatorio unitario rappresentato dal Piano strategico, sarà possibile delegare ad Autorità regionali la programmazione e gestione degli interventi dello sviluppo rurale e sarà possibile riconoscere nuovi Organismi pagatori a livello regionale.
Queste, in estrema sintesi, le principali novità emerse dall’accordo dello scorso 21 ottobre. E’ una Pac ambiziosa, con una impostazione sfidante, con obiettivi significativi sul piano ambientale su entrambi i pilastri ma che mantiene il diritto all’aiuto e una soglia adeguata di sostegno accoppiato e interviene opportunamente con misure per i giovani agricoltori e per i piccoli. Da qui occorre partire con l’obiettivo di migliorare ulteriormente nelle prossime fasi negoziali l’intero impianto della Politica agricola comune post 2020, soprattutto per quanto concerne la semplificazione. Su cui, a mio avviso, rimane molto lavoro da fare.
Quella che si apre adesso è una fase cruciale nella costruzione della nuova PAC.
In attesa di veder concluse le trattative europee, in corso nei triloghi, al fine di ottenere il pacchetto definitivo dei regolamenti, dobbiamo accelerare il lavoro di definizione del futuro Piano Strategico, che dovrà declinare nel dettaglio l’architettura della nuova PAC nel nostro Paese.
Gli obiettivi sono chiari e devono essere realizzati in maniera equilibrata: da una parte garantire redditi adeguati agli agricoltori, sostenere la competitività delle imprese agricole rafforzando la loro posizione nella catena del valore, dall’altro dare risposte efficaci rispetto alle sfide poste dal Green Deal. Tra queste cito ad esempio la gestione efficiente delle risorse naturali, la protezione della biodiversità e del paesaggio, la riduzione dell’impatto ambientale con particolare riferimento al tema delle emissioni e dell’uso dei mezzi tecnici chimici. Dovremo, infine, occuparci di come rispondere in maniera efficace ai cambiamenti climatici in atto.
Vorrei ricordare che il regolamento sui Piani Strategici prevede, per ciascun obiettivo, degli indicatori di risultato con cui saremo chiamati a confrontarci. Dovremo quindi essere in grado di mettere in campo azioni efficaci e non di facciata, sia in campo economico e sociale, che in quello ambientale.
Accanto al lavoro sui tavoli internazionali, abbiamo quindi davanti un percorso impegnativo anche sul fronte interno che intendiamo avviare con il consueto approccio del dialogo e del confronto costruttivo tra tutte le parti interessate.