ROMA- Con la diffusione sempre più capillare delle tecnologie dell’agricoltura 4.0, tuttora in corso, l’uso dei droni nel settore primario ha registrato una crescita esponenziale, soprattutto per le applicazioni di remote sensing.
Di questo si è parlato in occasione del webinar promosso dalla testata Macchine Trattori e da DronEzine, nel quadro degli approfondimenti tematici di EIMA Digital Preview, la prima rassegna virtuale della meccanica agricola.
Intitolata “Uso dei droni in agricoltura”, l’iniziativa ha visto la partecipazione di Jacopo Oldani, responsabile tecnico di Macchine Trattori; Stefano Orsi, direttore scientifico della rivista DroniEzine, Paolo Martelli, brand manager di Attiva e Alessio Bolognesi del servizio tecnico di FederUnacoma.
«In Italia – ha detto Alessio Bolognesi commentando le diverse applicazioni dei droni – non c’è ancora una piena consapevolezza delle grandi potenzialità legate all’utilizzo di questa tecnologia in ambito agricolo».
Dalla mappatura del suolo all’analisi di numerosi tipi di parametri del terreno (finalizzata alla pianificazione di trattamenti e lavorazioni mirate), fino alla creazione di veri ponti radio nelle zone non raggiunte dal segnale, al coordinamento delle macchine che operano in autonomia e alla verifica dello stato di salute delle piante, i droni rappresentano per il settore primario un potente fattore d’innovazione. Tuttavia, come ha chiarito Bolognesi, per sfruttarne appieno le potenzialità è necessario modificare l’approccio alle pratiche agricole, ed è necessario anche avere una conoscenza approfondita delle norme che ne disciplinano l’utilizzo.
La normativa attuale distingue tra operazioni non specializzate (ludiche e sportive, ad esempio) e quelle specializzate tra cui rientrano anche le lavorazioni agricole. Utilizzare i droni per impieghi agricoli – ha spiegato Orsi – richiede un primo attestato di pilotaggio per attività ludiche e sportive, che si può ottenere online, al quale se ne deve affiancare un secondo, relativo alle operazioni specializzate (tra cui rientrano quelle agricole), che può essere conseguito in un centro di addestramento.
Tutti i droni devono essere assicurati e registrati, e non possono volare a un’altezza superiore ai 120 metri dal suolo – ha aggiunto Orsi – e prima del decollo l’operatore deve accertarsi che la zona non sia soggetta a limitazioni. Sul sito d-flight è possibile verificare le zone sorvolabili. Se la normativa è unica per l’intero settore, non tutti i droni sono uguali dal punto di vista tecnologico e strutturale.
Il diverso tipo di design del telaio, ottocottero, ad ala fissa, a quadrielica – ha precisato Martelli – influisce sulle prestazioni della macchina.
La più precisa è quello ad ala fissa, ma il mercato sta premiando soprattutto ottacotteri e quadrielica perché facilmente manovrabili e agevoli da controllare. Un’altra variabile da considerare è quella relativa al software utilizzato per la mappatura. Per questo tipo di operazione – ha concluso il brand manager di Attiva – vengono utilizzarti strumenti di acquisizione 2D e multispettrali.
I secondi sono estremamente importanti giacché consentono di ottenere informazioni molto accurate sulle piante e sulla loro salute, che non possono essere rilevate dall’occhio umano. È proprio sulla base di tali informazioni che l’operatore può intervenire in modo mirato e tempestivo.