VENEZIA – Bloccare la continua perdita di carbonio dei terreni attraverso nuove tecniche che consentano di alzarne progressivamente i livelli: è una delle sfide cruciali per migliorare le prospettive future della qualità della nostra vita.
È indispensabile perciò riportare, bloccandola nel terreno, l’anidride carbonica presente nell’aria, per garantire produzioni di cibo sostenibili e contrastare l’effetto serra.
In questa “battaglia globale” è impegnata anche Veneto Agricoltura che negli ultimi anni ha avviato nelle sue aziende sperimentali di pianura uno dei progetti più significativi mai realizzati su scala reale riguardante gli effetti dell’agricoltura conservativa, che prevede tra l’altro la non o minima lavorazione del terreno, per preservarlo ed aumentarne il contenuto di sostanza organica.
L’applicazione di questa tecnica ha tuttavia evidenziato alcune problematiche quali, per esempio, la contrazione delle rese, il difficile controllo delle infestanti e l’aumento del compattamento dei suoli.
Per evitare o ridurre i problemi ed esaltare gli effetti positivi di tale pratica, Veneto Agricoltura ha individuato come soluzione l’agricoltura conservativa flessibile, che prevede l’applicazione dei principi dell’agricoltura conservativa tradizionale (non inversione degli strati, copertura continua, rotazione delle colture) in modo, appunto, flessibile: ad esempio attraverso la non lavorazione o minima lavorazione del terreno a seconda delle condizioni agronomiche e della coltura e il frequente uso del decompattatore, nonché l’applicazione dell’agricoltura di precisione.
L’esperimento di confronto fra questa nuova agricoltura e quella convenzionale basata sull’aratura, che interessa l’intera superficie a seminativo delle aziende di pianura di Veneto Agricoltura (oltre 600 ettari), intende dunque fornire utili risposte su come affrontare il nostro futuro.
Colture, terreni, macchine sono sempre visitabili da parte degli operatori grazie all’iniziativa “Azienda aperta – protocolli aperti”.