RAVENNA – Le linee di riforma della Politica Agricola Comune post 2020, approvate dal Parlamento UE lo scorso 20 ottobre, propongono di considerare solo il 50% del costo della manodopera delle campagne per limitare il cosiddetto “capping”, cioè il tetto ai contributi per le aziende agricole di grandi dimensioni.
Una misura prevista per le aziende latifondiste, ma che finisce per colpire anche realtà diverse e dedite alla creazione di lavoro, come le sette Cooperative Agricole Braccianti di Ravenna riunite sotto il cappello di Promosagri, che impiegano 600 persone in 12.000 ettari di campi.
“Devo esprimere grande preoccupazione per la piega che ha preso la discussione sulle limitazioni del pagamento di base”, commenta Stefano Patrizi, presidente di Promosagri. Il riferimento è al calcolo del taglio, proposto dal Parlamento, ai pagamenti diretti corrisposti annualmente agli agricoltori, ridotti progressivamente per redditi superiori ai 60mila euro, fino ai 100mila euro, tetto oltre al quale non verrà più corrisposto nulla.
La possibilità di superare o meno le soglie per accedere a tali finanziamenti viene tuttavia determinata sottraendo il 50% dei costi sostenuti dall’azienda per la corresponsione dei salari.
“Si tratta di un elemento politico fondamentale per i Paesi, come il nostro, al fine di sostenere l’agricoltura ad alta intensità di manodopera e incentivare il lavoro regolare – spiega Patrizi – , ma proprio per questo la possibilità di detrazione del costo del lavoro deve essere del 100% per tutta l’Europa. Occorre che l’Unione europea si assuma maggiori responsabilità nel valorizzare le aziende in grado di dare lavoro regolare, soprattutto in un contesto economico e del mercato del lavoro duramente compromesso dal Covid-19”.
Promosagri Società Cooperativa Agricola p.a. è il principale raggruppamento di aziende agricole in Italia che riunisce le sette grandi cooperative di produzione e lavoro della Provincia di Ravenna, le CAB – Cooperative Agricole Braccianti.
Le superfici gestite raggiungono i 12.000 ettari di coltivazioni erbacee ed arboree, integrate e bio, e l’attività è integrata da un comparto zootecnico di bovini da latte bio e carne, da produzione di energia da biogas e fotovoltaico. L’impegno ambientale è infine assicurato da 900 ettari di rinaturalizzazioni, con boschi, siepi e aree umide.