BARI – La vendita di oli con la dicitura extravergine d’oliva come prodotti civetta per i consumatori a 2,49 o poco più provoca danni enormi a tutta la filiera locale di produzione. È la posizione di Confagricoltura Puglia su un tema annoso ma che in periodo di crisi economica “covid” può provocare danni enormi ai produttori di olive e ai frantoi pugliesi.
“La vendita sottocosto di bottiglie di olio extravergine d’oliva pubblicizzata sui volantini che arrivano in casa delle famiglie quasi quotidianamente – dice il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro – sfalsa la percezione del prezzo reale del prodotto, uno dei più identitari tra quelli italiani”. Oltre al calo di produzione di quest’anno, che per ovvie ragioni di mercato spingerà il prezzo verso l’alto, la Xylella e la crisi economica; i produttori e i frantoi pugliesi devono affrontare un vasto mercato dove una bottiglia d’olio dal costo superiore ai 5 euro può apparire come un’esagerazione.
“Una bottiglia di olio con la dicitura extravergine d’oliva venduta a 2,49 euro – prosegue – può sembrare assolutamente conveniente. In questo caso il prezzo al consumatore è ampiamente inferiore al costo di produzione, ma siamo certi che tali oli siano veramente “extra” o ne hanno solo la scritta in etichetta? Abbiamo spesso sottolineato come organizzazione che la vendita sotto costo nei supermercati di oli extravergini d’oliva svilisce il prodotto, che così perde il grande valore alimentare che possiede. L’olio buono e nello stesso tempo a basso, se non bassissimo costo, non esiste. Il consumatore deve sapere che se compra un olio economico sta comprando solo un condimento lipidico e non un alimento in grado di favorire, come certificato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la prevenzione di patologie”. I primi dati sulla raccolta di olive indicano un peggioramento del quadro produttivo delineato in via preliminare a settembre. Secondo l’aggiornamento previsionale elaborato dall’Ismea la produzione della campagna 2020- 21 dovrebbe attestarsi a 255 mila tonnellate, con una riduzione media del 30% sullo scorso anno. A condizionare la raccolta è soprattutto l’alternanza tra anno di carica e anno di scarica, in Puglia si registrano contrazioni sino al 43% “Dietro una bottiglia di olio – conclude Lazzàro – ci sono olivicoltori, frantoi, braccianti, trasportatori: un indotto che ha diritto a un reddito equo che non può essere assicurato da prezzi stracciati”.