I più grandi produttori di carciofi in Europa sono Italia, Francia e Spagna.
L’Italia possiede tre IGP e una DOP detenendo il numero più alto di indicazioni geografiche per questo prodotto. L’unica DOP è il carciofo spinoso di Sardegna. In questo articolo raccontiamo cosa contraddistingue questa coltura, la cui raccolta inizia nel mese di novembre.
Il carciofo spinoso di Sardegna è stato valorizzato Coltura & Cultura nella serie Storie della Terra.
Il carciofo, ortaggio appartenente alla famiglia delle Asteracee, è una pianta perenne che ha una stagione di raccolta piuttosto estesa. Infatti, si possono trovare carciofi freschi sia in autunno che in primavera, da novembre fino a maggio. Il carciofo è una coltura che necessita di risorse importanti per essere prodotta, come abbondante acqua e un suolo fertile. Inoltre, la coltivazione del carciofo richiede dimestichezza con le pratiche agronomiche, come la “scarducciatura” e la “dicioccatura”. Queste pratiche comportano l’eliminazione di alcune parti della pianta per favorire la crescita della parte edibile di questo ortaggio: il bocciolo.
Il carciofo, in Italia, viene prodotto principalmente in Puglia, Sicilia e Sardegna. In queste regioni ha trovato la sua massima popolarità a livello mondiale grazie alle IGP: Carciofo Brindisino, Carciofo di Paestum, Carciofo romanesco del Lazio ed alla unica DOP: Carciofo spinoso di Sardegna.
Il Carciofo Spinoso di Sardegna DOP prende il nome dall’ecotipo – ambiente naturale – definito come “Spinoso Sardo”. La DOP è stata ottenuta dopo un lungo lavoro legato alla storia di questo prodotto. Il carciofo arrivò in Sardegna grazie ai Fenici quasi 3000 anni fa, divenendo già allora una delle più importanti produzioni agricole del territorio. Questa varietà ha un sapore molto dolce bilanciata dal sapore astringente causato dagli alti livelli di tannini. Una tra le ricette tipiche sarde più celebri in cui si utilizza questo carciofo sono le frittelle con menta e ricotta sarda.
Il successo del Carciofo Spinoso di Sardegna DOP ha spinto gli agricoltori locali ad organizzarsi in un consorzio a cui hanno aderito oltre 30 aziende agricole. Questa realtà di nicchia, si è fatta largo nel mercato globale grazie alla forte tradizione che questo prodotto rappresenta per il territorio.