“La Regione vuole tutelare gli agricoltori dalle scorribande dei cinghiali. Perciò dovremo rafforzare la nostra azione per incentivare il prelievo degli ungulati”.
È l’impegno di Cristiano Corazzari, assessore regionale che tra le deleghe ha i parchi e la caccia, preso con le associazioni agricole padovane per risolvere l’annoso problema degli animali selvatici in provincia di Padova, che ogni anno aumentano di numero causando danni incalcolabili all’agricoltura.
È stato Michele Barbetta, presidente diConfagricoltura Padova, a sollecitare un videoconfronto tra l’assessore e le organizzazioni agricole, alla luce del numero insufficiente di catture e dell’espansione degli animali nelle aree esterne al Parco dei Colli Euganei. Oltre a Corazzari, erano presenti Gianluca Fregolent, direttore del settore Agroambiente della Regione e i presidenti di Coldiretti e Cia.
Barbetta ha spiegato come il problema dei cinghiali stia diventando sempre più pressante: “Nel Parco dei Colli fatichiamo a superare i 1.500 prelievi annui. Sono troppo pochi e intanto i cinghiali continuano a moltiplicarsi e a insediarsi in nuove aree della pianura, compiendo scorribande dannosissime per le colture. Il problema è che il Parco non dispone per tutto l’anno del personale necessario per le catture e la Provincia, che ha competenza nel territorio esterno al Parco, non interviene in modo continuativo ed efficace nelle aree in cui si sono insediati gli ungulati. Così d’inverno le catture si fermano, quando invece, essendo un periodo dormiente per l’agricoltura, bisognerebbe approfittarne per catturare gli animali. Anche l’emergenza Covid non ha aiutato. Se continuiamo così non ne verremo fuori. In più ora c’è la peste suina che avanza: basta un contagio e può succedere un disastro, perché potremmo essere costretti ad abbattere migliaia di animali”.
Corazzari ha ricordato che la Regione Veneto ha messo in campo parecchie azioni, dalla formazione dei selecontrollori agli incontri con i prefetti per consentire il prelievo dei cinghiali nonostante l’emergenza Covid. “Abbiamo ben presente il problema della peste suina e stiamo perciò per predisporre un’ordinanza sanitaria che prevenga situazioni a rischio – ha detto -. Sul fronte delle catture dobbiamo rafforzare la nostra azione per tornare ai numeri soddisfacenti degli inizi, utilizzando anche nuovi strumenti e arrivando a una sinergia ottimale tra tutti gli attori. Promuoverò un incontro con la Provincia e il prefetto di Padova per valutare le criticità e superarle. Quello del Parco è stato comunque un protocollo ottimo, con un’efficienza che non ha eguali nel Veneto, da esportare nelle altre province”.
Secondo Massimo Bressan, presidente di Coldiretti, gli strumenti a disposizione per il contenimento della fauna selvatica ci sono: “Ora bisogna ottimizzare le azioni e il coordinamento”. Per Roberto Betto, presidente di Cia, nel Parco dei Colli “i selecontrollori hanno profuso grande impegno, ma ora serve una gestione più puntuale e coordinata da parte della direzione. Servirebbe anche una revisione della legge 157 del 1992 sulla fauna selvatica, che è datata”.